Politica

Ma quanto inquina l’energia pulita

di Franco Battaglia

«I pannelli fotovoltaici sono il simbolo dell’energia pulita alimentata da una sempre più crescente consapevolezza verde»: è così che recita il comunicato-stampa che, allo stesso tempo, informa di una inchiesta del Sunday Times da dove emerge che la produzione dei pannelli solari in Cina è tutto fuorché un’impresa ecologicamente virtuosa. Insomma, allo stato attuale, almeno la metà della produzione fotovoltaica mondiale sarebbe un grave danno all'ambiente. Nei confronti di questa tecnologia non siamo stati mai teneri, ma quel che va detto va detto: se la politica industriale cinese non ha alcun rispetto dell'ambiente, è essa da stigmatizzare, non il prodotto in sé. E anche i pannelli fotovoltaici - come tutte le altre cose, se si vuole - possono prodursi e smaltirsi senza inquinare. L’operazione di smaltimento sarà 10 volte più complessa e onerosa che lo smaltimento dei rifiuti radioattivi (detto diversamente: chiunque si preoccupa del problema dello smaltimento delle scorie nucleari, dovrebbe essere 10 volte più preoccupato dal problema dello smaltimento dei moduli fotovoltaici), ma pazienza.
Il problema del fotovoltaico - il vero problema del fotovoltaico - è un altro, ma per qualche misteriosa ragione nessuno sembra aver voglia di segnalarlo. Ed è questo: il fotovoltaico è la frode del nuovo millennio. Stupendamente congegnata, sta ingannando cittadini e governanti di tutto il mondo, massimamente quelli europei e, tra questi, massimamente, nell’ordine, i tedeschi, gli spagnoli e gli italiani. La frode consiste in questo: innanzitutto, gli oggetti (i pannelli fotovoltaici, dico) costano un occhio della testa, per cui chi riesce a venderli diventa ricco, e fin qui nulla di male; senonché, questi preziosissimi oggetti sono inutili (fatemelo scandire: i-nu-ti-li), ma chi li vende è stato così bravo da convincere a comprarli si è meritevoli della patente del virtuoso ambientalista. La patente è naturalmente farlocca, per la semplice ragione che gli oggetti sono, come detto, inutili. E che siano inutili lo prova il fatto che i loro pannelli fotovoltaici i cinesi non se li tengono in casa, ma li sbolognano ai gonzi del mondo: per produrre l’energia elettrica i cinesi si servono del carbone, ed è da 5 anni che, per i loro bisogni, si installano un grosso impianto a carbone ogni settimana (ogni settimana!). Se volete una prova più tecnica della inutilità del fotovoltaico, è facile fornirla, ma per altra misteriosa ragione non sembra ben compresa dai più. Noi abbiamo bisogno di disporre di energia elettrica nel momento stesso in cui la richiediamo, non quando brilla il sole. Ciò significa che non possiamo permetterci di far affidamento al fotovoltaico neanche per un solo watt dei 40 miliardi di watt che l’Italia, in media, assorbe. Neanche per uno solo. Insomma, usare la tecnologia fotovoltaica è il modo più stupido per produrre elettricità.
Ora, alla patente del virtuoso ambientalista, ancorché farlocca, i politici, massimamente quelli europei, non hanno il fegato di rinunciare, tanto più che la pagano, quella patente, con denaro non proprio. Si sono infatti inventati il Conto-energia, che è la legge-frode che obbliga a remunerare al produttore di elettricità da fotovoltaico mezzo euro per ogni chilowattora prodotto (mentre il chilowattora è quotato meno di 8 centesimi alla Borsa elettrica). Chi sono i beneficati? Innanzitutto, i produttori di pannelli, che sono per lo più cinesi, come visto (ma ci sono anche tedeschi e americani). Poi le banche: gli impianti costano un occhio della testa (a parità di energia annua prodotta, 20 volte di più di un impianto nucleare) e nessuno se li può permettere, se non tramite mutui, che le banche sono ben felici di stipulare (vendere denaro è il loro lavoro), visto che incassano le rate del mutuo direttamente trattenendole dai proventi del conto-energia. Chi sono i frodati? Tutti noi, sulla cui bolletta elettrica pesa quel fraudolento Conto. L’entità del danno? Nel caso dell’Italia, sono 20 miliardi per i prossimi 20 anni sottratti agli utenti elettrici, a fronte di una produzione pari a meno dell’1% del fabbisogno nazionale.

Peccato che con la stessa cifra si potrebbero installare 6 reattori nucleari che produrrebbero oltre il 20% del nostro fabbisogno elettrico.

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