Cronache

Quarant'anni fa, l'ultima passeggiata di Cernan sulla Luna

Il 14 gennaio 1972 si concludeva il programma Apollo e da quel giorno nessun altro uomo ha più posato piede sul nostro satellite. L'equipaggio riportò poi sulla Terra oltre 100 chili di rocce, una delle quali donata al museo Da Vinci di Milano e che per l'occasione verrà esposta al pubblico

Quarant'anni fa, l'ultima passeggiata di Cernan sulla Luna

Riandando con la memoria a quel giorno, Eugene Cernan, 78 anni, comandante della missione Apollo 17, ricorda l'ultimo sguardo lanciato dietro di sè salendo la scaletta del modulo lunare. I suoi occhi si posarono sulla sua impronta lasciata sulla polvere e pensò che sarebbe stata l'ultima. O almeno per un bel po' di anni. E aveva ragione: da allora sono passati 40 anni e più nessuno ha messo piede sulla Luna.

Erano infatti le 5.40 del 14 dicembre 1972 quando il Lem, staccandosi dal suolo lunare, concludeva il programma Apollo, iniziato tragicamente il 27 gennaio 1967 con un'esplosione sulla rampa di lancio che distrusse l'Apollo 1 e provocò la morte dei tre astronauti Virgil Grissom (comandante), Edward White e Roger Chaffee. Saltati i numeri 2 e 3, i lanci ripresero il 9 novembre con Apollo 4 cui seguirono in rapida successione il 5, 2 gennaio 1968, e 6, i 4 aprile. Tutti però rigorosamente privi di equipaggio. Questi comparve con Apollo 7 che l'11 ottobre 1968 portò in orbita Walter Schirra (comandante), Donn Eisele e Walter Cunningham.

Altri tre volti sperimentali poi finalmente il 16 luglio 1969 partì la missione numero 11 che cinque giorni dopo sbarcò il primo uomo sul nostro satellite. Era il comandate Neil Armstrong quello del famoso: «That's one small step for a man, one giant leap for mankind» cioé «Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità». Da allora si succedettero altre cinque missioni, compresa la 13 numero che, guarda caso, negli Stati Uniti viene considerato sfortunato. Basta pensare alla macchina dell'ultra-scalognato Paperino, targata appunto «1313». In quell'occasione ci fu l'altrettanto famosa frase «Houston, we've had a problem», (Houston, abbiamo avuto un problema») lanciata da il comandante James Lovell che sullo schermo ebbe poi il volto di Tom Hanks in un riuscitissimo film. I tre astronauti riuscirono comunque a rientrare sani e salvi sulla Terra.

E così arriviamo al 7 dicembre 1972 quando partì da Cape Canaveral l'ultima missione lunare, la 17, equipaggio composto dal Comandante Eugene Cernan, il pilota del Modulo di Comando Ron Evans e il pilota del Modulo Lunare Apollo Harrison Schmitt. Fu la missione dei record: in totale, l'equipaggio coprì con il veicolo lunare «Rover» 33,80 chilometri attraverso la valle Taurus-Littrow e raccolse 110,4 chili di roccia. Per la cronaca uno di questi frammenti è stato donato dal governo americano al museo della scienza e della tecnica Leonardo da Vinci di Milano e che proprio in questi giorni, in occasione dell'anniversario, uscirà dalla cassaforte e verrà esposto al pubblico. Apollo 17 battè poi anche altri primati come il maggior numero di più crateri scalati, insieme alla montagna Taurus. Con una permanenza di 3 giorni e 3 ore infine, Cernan e Schmitt furono gli astronauti con la maggiore permanenza sulla superficie lunare di tutto il programma Apollo.

Erano dunque da poco passate le 5 del mattino del 14 dicembre, ora americana, quando la missione venne dichiarata ufficialmente conclusa. Prima Schmitt e poi Cernan risalirono sul modulo lunare per iniziare il viaggio di ritorno a casa. Il 19 dicembre 1972 alle ore 19.24 la navicella ammarò nelle acque dell'Oceano Pacifico dove fu recuperata dalla portaerei USS Ticonderoga, già nave di recupero dell'Apollo 16. Negli anni successivi il comandante Cernan ha sempre ricordato l'ultimo sguardo lanciato alla superfice del nostro satellite. Sapeva che la missione concludeva il programma Apollo e osservando l'impronta sulla polvere, il suo pensiero fu che per un bel po' sarebbe stata l'ultima.

Da allora sono passati 40 anni esatti e di tornare sulla Luna per il momento non se ne parla proprio.

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