Stile

Quei «Vortici» creativi e zen nel cuore di Mantova

A Palazzo Ducale l'opera dello scultore Nagasawa grazie alla generosità dell'azienda tessile Lubiam

Francesca Amé

Mantova Un vortice piomba in piazza Castello a Mantova, nel cuore di Palazzo Ducale. Lo ha concepito in pochi mesi, grazie a un'intuizione e tracciando il progetto con il gesso sul selciato - lo scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa. Siamo a pochi passi dalla celeberrima Camera degli Sposi del Mantegna: «la camera più bella del mondo» dicevano gli storici del tempo. Era il 1462 e le persone compivano lunghi viaggi per ammirarla, un po' come accade ai turisti di oggi (quasi 300mila i visitatori del complesso museale, ci spiega il direttore Peter Assmann). Siamo al centro della città dei Gonzaga, quest'anno capitale italiana della cultura: da oggi e per un anno l'arte contemporanea entra in questo teatro rinascimentale, con grazia e garbo. Ché i «Vortici» di Nagasawa hanno un anima zen: si tratta infatti di sette pannelli curvi costituiti di una lega di alluminio e titanio, alti due metri, lunghi sei, pesanti quattro tonnellate l'uno, posizionati a forma di girandola. Dove ci porteranno? Che cosa nascondono? «Il mio compito non è dare risposte: l'opera parla da sola», risponde serafico Nagasawa. La sua enigmatica opera site-specific, creata appositamente per la città sul Mincio, inaugura il progetto «Sculture in piazza» ideato da Palazzo Ducale per Mantova Creativa: opere di artisti contemporanei dialogheranno con le bellezze antiche del centro storico. Nagasawa - 76enne all'anagrafe che, a vederlo, pare impossibile - è artista dalla vita romanzesca: nato in Manciuria, oggi vive e lavora tra Milano e le colline di Biella («me ne sono innamorato») dove ha un ampio atelier, perfetto per ospitare le sue imponenti sculture. È arrivato nel nostro Paese nel '67, in sella alla sua bicicletta dopo un lungo peregrinare in Tailandia, Cina, Turchia, Grecia. Volto imperturbabile, voce pacata, sorprende per la cura maniacale e la passione che mette nel suo lavoro. Il suo «Vortici» è metafora perfetta dell'energia che anima il mondo: all'apparenza è una scultura fissa e solida, ma i pannelli e il gioco di specchi grazie alla luce solare («ho scelto di non lucidare il titanio per rendere il riflesso più opaco», ci spiega) invitano chi passa in piazza a farsi coinvolgere dal gioco artistico. Vi si può camminare attraverso, sentendosi davvero al centro di quell'energia centripeta che la forma dell'opera suggerisce. Curato da Marco Tonelli, che già negli anni scorsi aveva portato nelle sale di Palazzo Te una serie di felici connubi tra arte antica e contemporanea invitando talenti come Bill Viola o Fabrizio Plessi a confrontarsi con i dipinti di Giulio Romano, «Vortici» è un progetto complesso, che dialoga non solo con la forma della piazza in cui è inserito, ma rimanda anche a simbologie (quelle della spirale, della stella) presenti in tutto Palazzo Ducale. Ha richiesto grande perizia l'installazione di una scultura così grande, e anche ingenti investimenti che sono stati sostenuti con generosità da Lubiam, nota azienda tessile mantovana. Il gruppo fondato da Luigi Bianchi e giunto ormai alla quarta generazione, per il sesto anno consecutivo sostiene infatti Mantova Creativa permettendo alla scultura di rimanere sul territorio ben oltre l'anno previsto da «Sculture in piazza». Dal 2017 «Vortici» sarà lasciata in prestito permanente dall'artista all'azienda che collocherà l'opera nel grande cortile interno della sua sede mantovana (visitabile previo appuntamento).

Il fascino della scultura è tale da coniugarsi alla perfezione anche nella sede di Lubiam, una struttura risalente agli anni Trenta, ottimo esempio di archeologia industriale ora completamente ristrutturata.

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