Politica

Quel portantino divenuto re delle cliniche che stampa giornali a destra e a sinistra

Il fondatore Antonio in vent’anni ha costruito un impero. Ha rilevato da poco «Il Riformista». E nel 2003 salvò i Ds dalla bancarotta

Pierangelo Maurizio

Antonio Angelucci, «Tonino» come lo chiamano tutti, è il fondatore del gruppo e un esempio di self made man alla romana: trasversale negli interessi e nelle alleanze.
Gli inizi. Dipendente in una farmacia privata, negli Anni '80 portantino o autista - secondo le versioni - all'ospedale San Camillo e sindacalista Uil, in meno di 20 anni ha messo in piedi un impero concentrato dapprima a Roma e nel Lazio e poi dilagato - con qualche propaggine in Campania e Abruzzo - soprattutto in Puglia. Tosinvest viene dalle iniziali di Tonino e Silvana, la moglie - che in tanti indicano come il vero cervello della prima fase - poi tragicamente scomparsa per un malore a metà degli Anni '90.
Tonino con Silvana compra le prime cliniche alla fine degli anni '80, tutte con la particolarità di essere sull'orlo del collasso per i ritardi nei rimborsi da parte della Regione. Oggi la Tosinvest ha 25 strutture tra cliniche e ambulatori. Ma è impegnata nei settori più disparati. Editore (al 100%) del quotidiano Libero, qualche mese fa ha acquistato da Velardi il 51% del Riformista. L'antivigilia del Natale 2003 ha rilevato per una cifra - euro più euro meno - di 82 milioni l'intero patrimonio immobiliare dell'ex Pci salvando i Ds dalla bancarotta.
Finanza rossa. La prima volta che Tonino Angelucci e il figlio Giampaolo, da ieri agli arresti domiciliari, salgono alla ribalta è nel ’98 quando comprano il 24 per cento di azioni dell'Unità sull’orlo del crack. Può sembrare una nota spiacevole, ma allora non li conosce nessuno. Tanto che i cronisti - teste dure - tempestano il centralino dell'azienda Angelini (prodotti farmaceutici), che invece non ha nulla a che fare. Per la Tosinvest nel consiglio d'amministrazione dell’Unità siede Carlo Trivelli, figlio di due parlamentari comunisti e che gode della fiducia di D'Alema.
La svolta. Nel novembre 2001, la Tosinvest fiuta l'affare sulla sponda opposta e compra il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, Libero, dopo il suicidio dell’editore Stefano Patacconi. Per trovare il colpo da maestro che consacra il gruppo, bisogna però fare un piccolo passo indietro. Dicembre '99. Don Luigi Verzè, il deus ex machina del San Raffaele di Milano, si è impegnato nella costruzione di una struttura gemella a Roma (con la quale ora non vi è più alcun rapporto). Un’operazione impegnativa anche sul piano finanziario, tant’è che a un certo punto il geniale sacerdote si vede costretto a fare un passo indietro. Deve vendere. Ma pur di non vendere al ministero della Sanità che gli offre la miseria di 181 miliardi di lire (non bastano neanche a coprire i debiti) cede tutto agli Angelucci per 270 miliardi.
Colpo grosso. Anche gli Angelucci non riescono a ottenere per la struttura la convenzione con il sistema pubblico. Però sono più fortunati. Dopo pochi mesi Stato e Regione Lazio ricomprano l'ospedale a 320 miliardi, 50 in più rispetto a quello che gli Angelucci avevano sborsato.
L'annuncio trionfale dell'accordo raggiunto lo danno a metà aprile 2000 l'allora presidente regionale Piero Badaloni, il ministro Rosy Bindi e il sindaco Francesco Rutelli. Il contratto di compravendita lo firmano a luglio-agosto il nuovo ministro della Sanità Umberto Veronesi e il neo governatore del Lazio Francesco Storace. Stravagante è la modalità con cui viene pagato il saldo al rogito: con una valigia di 619 assegni circolari di piccolo, medio e grosso taglio.
Il delfino. Giampaolo Angelucci, laureato in filosofia, è quello che più tra i tre figli di primo letto sembra destinato a calcare le orme paterne. È il braccio destro. Il delfino di Tonino. Si occupa soprattutto di Tosinvest Sanità, segue ogni fase dell'ampliamento dell'impero. In Puglia la prima struttura viene inaugurata nel 2000 a Ceglie Messapico. Poi la strada è spianata. Dei 25 centri attualmente in carico alla Tosinvest una decina sono quelli acquisiti negli ultimi anni in terra pugliese.
Negli ultimi tempi però accade anche che sulla tolda di comando si succedano altre figure. Dicono che per motivi personali Tonino abbia diradato gli impegni più strettamente operativi. Idem per Giampaolo, colpito qualche mese fa da una forma accentuata di stress da superlavoro. Niente di grave: ora sta meglio e lo si vede di nuovo in uno dei ristoranti preferiti, Il Bolognese, a piazza del Popolo, dove ha un tavolo riservato.
Ma è un dato di fatto che nella galassia Tosinvest hanno assunto un ruolo sempre più di primo piano manager di fiducia come Carlo Trivelli: «La famiglia è più che mai presente», spiegava Trivelli qualche tempo fa, « è fisiologico che nelle imprese a un certo punto la gestione venga separata dalla proprietà».
pierangelo.

maurizio@alice.it

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