Cultura e Spettacoli

Quell’antico biscione che ha segnato il destino di Milano

Lo stemma dei Visconti, simbolo della città, avrebbe origini saracene. E sono numerose le tracce del passaggio dei cavalieri Templari. Ottone I sconfisse a Gerusalemme un nobile arabo, appropriandosi dell'insegna

Quell’antico biscione che ha segnato il destino di Milano

Milano - C’è stato un tempo, mille anni fa, in cui Milano era attraversata da soldati Crociati e cavalieri Templari in armi. Si preparavano allora le spedizioni in Terra Santa per riconquistare Gerusalemme e liberare i luoghi sacri, caduti nelle mani degli arabi, per restituirli alla cristianità. A quelle missioni parteciparono molti lombardi, milanesi in particolare e, nonostante le alterne fortune in battaglia, a lungo in città rimase l’eco delle gesta militari e del fervore religioso che li accompagnava. Oggi, benchè tanti secoli siano trascorsi, restano ancora le impronte di quel lontano passato. A partire, secondo certe fonti, dal simbolo per eccellenza di Milano: il biscione dei Visconti. Alla prima Crociata infatti, sul finire dell’XI secolo, durante lassedio di Gerusalemme si distinse Ottone I Visconti, a capo di settemila milanesi. Secondo la tradizione, dopo una lotta terribile, Ottone sconfisse un nobile saraceno che combatteva sotto l’insegna di un serpente che divorava un uomo. Il Visconti, in memoria della sua impresa, si appropriò di quell’immagine, facendone il proprio stemma, dopo aver tuttavia sostituito con un saraceno rosso la figura dell’uomo in bocca alla vipera. E in una delle più antiche chiese meneghine, quella di San Sepolcro, si mostrano ancora chiari i segni di quegli avvenimenti. Intitolata così negli anni delle Crociate, proprio per ricordare l’omonima chiesa d’Oriente che contiene il sepolcro di Gesù, l’edificio racchiude nella sua cripta, protetto da una pesante cancellata, un sarcofago: custodisce la terra raccolta dai Crociati milanesi a Gerusalemme. Purtroppo oggi la cripta, in cattive condizioni, non è visitabile, ma è gà in progetto un restauro che dovrebbe partire a breve. Più oscure ed enigmatiche sono invece le tracce del passaggio a Milano dei Templari. Quando arrivarono in città, nel XII secolo, i Cavalieri del Tempio di Salomone, veri e propri monaci guerrieri, erano visti con soggezione ed ammirazione, e attorno al loro nome erano sorte già mirabili leggende. A Gerusalemme avevano sede nel palazzo dove sorgeva anticamente il mitico Tempio di Salomone. Nei sotterranei, si diceva avessero rinvenuto il favoloso tesoro dell’Arca dell’Alleanza, con le Tavole della Legge ricevute da Mosè e forse addirittura il Sacro Graal. Queste scoperte prodigiose li avrebbero spinti a interpretare il messaggio cristiano e la realtà del mondo in maniera completamente diversa da tutti gli altri. Non riscontrabili altrove, infatti, sono i misteriosi simboli che rimangono nei luoghi in cui stanziarono. Come nella Basilica di Sant’Ambrogio, dove i cavalieri appena giunti in città trovarono alloggio. Ancora oggi ben visibili, appaiono sui muri di questa chiesa quattro strane scacchiere. Composte da caselle di marmo bianco e marrone scuro, poste sia sulla facciata esterna che all’interno, sono prive di un significato religioso evidente ma sembrano potersi collegare proprio alla simbologia templare. Accanto infatti alla famosa croce rossa, nei vessilli dell’Ordine del Tempio appariva sempre anche il colore bianco alternato al nero: metafora di contrapposizione, indispensabile all’equilibrio dell’universo, tra bene e male, luce e buio, ragione e istinto. Abbandonata la basilica ambrosiana, i Templari si spostarono nella zona del Brolo, un bosco dove stabilirono la loro commanderia: l’odierna via della Commenda la ricorda ancora nel nome. Qui fondarono due chiese, Santa Maria del Tempio, ormai scomparsa per far spazio ai padiglioni del Policlinico, e Santa Maria della Pace, oggi sede di una luogotenenza del’lOrdine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, istituzione molto simile a quella templare. Ulteriori segnali della loro presenza sembrano potersi scorgere anche nell’Abbazia di Chiaravalle. Sappiamo infatti che i rossocrociati giunsero in città accompagnati proprio da Bernardo di Chiaravalle, il futuro santo che di lì a poco avrebbe fatto erigere il monastero. Anche in questa sede stupiscono alcuni degli elementi architettonici presenti, come una colonna annodata, probabile allusione al nodo di Salomone, emblema di commistione tra bene e male, oppure le dieci aquile scolpite nel chiostro, simboli di trascendenza celeste ma anche di corruzione terrena.

Milano vide i Templari per l’ultima volta agli inizi del XIV secolo, quando, dopo essere caduti in disgrazia in tutta Europa, fuggirono verso Sud, portandosi dietro o forse nascondendo di città in città parte dei loro - secondo tradizione - incredibili tesori.

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