Politica

Quell’inchiesta partita dall’allarme lanciato dal procuratore Minale

Il fascicolo ora è passato a Roma

da Milano

Anche la magistratura, l’estate scorsa, era in forte allarme sul rischio che tutta la gerarchia della Guardia di Finanza della Lombardia venisse trasferita. E fu il procuratore capo di Milano Manlio Minale a disporre l’immediata apertura di un procedimento disciplinare per scoprire i motivi degli improvvisi avvicendamenti. E scoprire così le ingerenze del vice ministro Vincenzo Visco. Minale infatti dopo aver sentito al telefono il 14 luglio il comandante generale Roberto Speciale e aver appreso informalmente dell’intervento del politico, mandò subito una nota al procuratore generale Mario Blandini perché verificasse la situazione. E così dopo il fine settimana, lunedì 17 già di prima mattina l’avvocato generale Manuela Romei Pasetti convocò via fax e con urgenza per lo stesso pomeriggio Speciale e il capo di Stato maggiore delle Fiamme Gialle, Emilio Spaziante a Milano. Per sentirli sugli avvicendamenti a Milano. Le deposizioni dei due vennero raccolte nella caserma del comando regionale della Guardia di Finanza di via Melchiorre Gioia, dopo aver “depistato” i giornalisti. Una curiosità: ironia della sorte vuole infatti che per ragioni tecniche la Romei Pasetti sentì i due alti ufficiali proprio nell’ufficio di uno dei quattro militari che dovevano essere trasferiti da Milano, ovvero il comandante Mario Forchetti. Il fascicolo del vice di Blandini si è poi arricchito di altre deposizioni raccolte in agosto. Poi non si conosce quale altra attività sia stata sviluppata fino a dicembre quando viene sentito il generale Sergio Favaro, un altro dei protagonisti. Dopodichè la procura generale non chiude il procedimento amministrativo ma, per motivi che non sono trapelati, lo lascia ancora per mesi pendente. A metà maggio quando chiediamo all’avvocato generale lumi sulla vicenda, la Romei Pasetti risponde: «Il fascicolo è talmente delicato che nemmeno so di averlo sul tavolo». Da parte sua il procuratore militare capo di Roma Antonino Intelisano chiedeva a Milano copia degli atti per valutare se procedere penalmente contro i generali Sergio Favaro e Italo Pappa. Intelisano infatti aveva a sua volta aperto un fascicolo senza però iscrivere nessun ufficiale nel registro degli indagati. Infine, dopo la pubblicazione sul Giornale degli interrogatori dei generali coinvolti con le denunce delle pressioni subite, la procura generale minimizza la vicenda collegandola alle elezioni. Ma a Roma il procuratore capo Giovanni Ferrara la pensa diversamente.

E a piazzale Clodio viene aperto un procedimento per verificare se le accuse di Speciale possono assumere un rilievo penale.

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