Quell’Italia tra ieri e oggi dalle Br ai cinepanettoni

Quell’Italia tra ieri e oggi dalle Br ai cinepanettoni

Nove incontri per parlare dell'Italia di ieri, di oggi e di domani e per riflettere su alcune questioni cruciali: c'è ancora un'identità italiana riconoscibile in Europa e nel mondo? Quale evoluzione quest'ultima ha subìto e in quale direzione si sta sviluppando? E prima di tutto: ha ancora senso oggi parlare di «identità italiana»? Se ne discuterà a partire da domani, nella splendida cornice di Santa Maria delle Grazie a Milano, con alcuni dei più autorevoli intellettuali, storici, docenti e giornalisti protagonisti della rassegna «Lezioni di Storia - L'Italia dopo l'Italia», ideata e progettata per il quarto anno dagli Editori Laterza in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera e i Padri domenicani del Centro culturale alle Grazie.
Per nove mercoledì sera (ore 21, ingresso libero) la famosa chiesa del «Cenacolo» di Leonardo torna ad essere il palcoscenico di una delle manifestazioni culturali di maggior successo e prestigio delle passate stagioni, che quest'anno raccoglierà il testimone laddove la precedente serie lo aveva lasciato: dall'Italia prima del 2011, l'anno del 150° della nazione, all' «Italia dopo l'Italia», ovvero in che modo il nostro Paese è cambiato nell'era della globalizzazione. Si partirà l'11 aprile con Emilio Gentile, docente di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, che salirà in cattedra per parlare di «Italianità e nazione: la parabola dell'Unità», un excursus attraverso tre cinquantenari di storia e tre Italie diverse. «Da un'epoca all'altra - spiega Gentile - cambiava lo Stato il regime, la patria o la nazione, e l'Italia unita appariva divisa fra differenti modi di concepire il passato, interpretare il presente e progettare il futuro». L'obiettivo dell'incontro, dunque, è capire se «fra tante Italie e tanti cambiamenti, c'è ancora un'individualità italiana che possa essere considerata patria, nazione, Stato». Si prosegue il 18 aprile con Michele Salvati, professore emerito dell'Università degli Studi di Milano, che approfondirà la dicotomia «Destra e sinistra tra passato e futuro», due categorie politiche nate insieme alla democrazia rappresentativa nei primi Parlamenti dell'Ottocento. Ci si chiede, in questa sede, «quali siano gli esiti di un processo che ancora oggi, purtroppo, non vede all'orizzonte una vera Destra liberal-conservatrice e una vera Sinistra social-democratica».Ma le trasformazioni del nostro Paese, negli ultimi cinquant'anni, non riguardano solo la politica, l'ideologia, la cultura o l'economia. Riguardano anche, e soprattutto, i consumi quotidiani, il tempo libero, il cinema, la moda, la tecnologia. Se ne parlerà il 25 aprile con il docente Emanuele Scarpellini nell'incontro «I consumi dalla Lambretta al cellulare»; mentre di cinema, fashion e design si discuterà, rispettivamente, il 2 maggio con il critico cinematografico Paolo Mereghetti, e il 9 maggio con il vicedirettore del Corriere della Sera Barbara Stefanelli. «Primo e secondo popolo: la società e le sue trasformazioni» sarà invece il focus dell'incontro con Giuseppe De Rita, presidente del Censis (16 maggio), che precederà l'appuntamento con il giornalista Gian Antonio Stella (23 maggio) dal titolo «Italiani dentro e fuori i confini», in cui si discuterà di immigrazione fra passato e presente, e di come «l'Italia oggi debba far leva anche sulle nuove etnie per costruire il proprio sviluppo». Non di rado, però, immigrazione fa rima con criminalità: se ne parlerà con Giovanni Bianconi del Corriere nell'incontro «L'emergenza criminale», una parabola che racconta l'Italia degli ultimi cinquant'anni fra rapine, terrorismo, mafia, corruzione, fino alla microdelinquenza dei nostri giorni. La rassegna si chiuderà il 6 giugno con il direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli che approfondirà alcuni aspetti, anche paradossali, della «Classe dirigente italiana: poteri esclusivi e poteri diffusi».

Si parlerà della classe politica che si è avvicendata dal dopoguerra a oggi, «più preoccupata a regolare i propri rapporti all'interno che a badare all'interesse pubblico»; e dei problemi legati a una «business community» che, in un Paese refrattario alla concorrenza e alla libera iniziativa, «ha perso la sfida educativa al mercato privatizzando monopoli pubblici e annidandosi in comode concessioni statali».

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