Cronache

Quelle lotte tra clan camorristi che insanguinano Napoli

Mentre il sindaco Luigi De Magistris litiga con Robero Saviano, Napoli è vittima dei killer della camorra

Quelle lotte tra clan camorristi che insanguinano Napoli

“Caro Saviano, ogni volta che a Napoli succede un fatto di cronaca nera, più o meno grave, arriva, come un orologio, il tuo verbo, il tuo pensiero, la tua invettiva: a Napoli nulla cambia, sempre inferno e nulla più, più si spara, più cresce la tua impresa. Opinioni legittime, ma non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra”. Mentre il sangue continua a scorrere sulle strade di Napoli, il sindaco Luigi De Magistris non perde occasione di attaccare frontalmente Roberto Saviano, reo di speculare sugli omicidi di camorra.

“Se utilizzassi le tue categorie mentali dovrei pensare che tu auspichi l'invincibilità della camorra per non perdere il ruolo che ti hanno e ti sei costruito. E probabilmente non accumulare tanti denari", si legge in un lungo post pubblicato su Facebook dal primo cittadino, infuriato per le continue critiche che Saviano gli ha rivolta in quest’ultimo periodo.

“Questa città non è cambiata. Illudersi di risolvere problemi strutturali urlando al turismo o alle feste di piazza è da ingenui. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore diventa connivenza”, aveva dichiarato a Repubblica l’autore di Gomorra il 5 gennaio scorso, commentando la sparatoria, avvenuta il giorno precedente in zona Forcella, nella quale sono rimasti feriti tre ambulanti extracomunitari che si rifiutavano di pagare il pizzo e una bambina di dieci anni che si trovava lì per caso insieme al padre.

Dicembre di omicidi per Napoli

Una tragedia che arriva dopo una serie consistente di omicidi che hanno segnato la città per il tutto il 2016. Dall’inizio dell’anno sono circa 40 le persone uccise dalla camorra e ben 3 solo il mese scorso. L’ 11 dicembre, infatti, un uomo è morto e un altro è stato ferito nell’ambito di una faida interna al clan camorristico `Vanella-Grassi´, che, come ricorda La Stampa, sono stati ribattezzati `Girati´ da quando si opposero al clan egemone dei Di Lauro. Quest’omicidio è avvenuto pochi giorni dopo il pentimento del boss Antonio Lo Russo e, secondo il giornale online it.blastingnews.com, si inserisce nella guerra per il controllo di Scampia e più precisamente del lotto G, il complesso di edilizia popolare adiacente alle Vele dove i carabinieri hanno effettuato numerosi arresti e dove il clan degli scissionisti vorrebbe tornare a spadroneggiare. Nello stesso giorno a Crispano, a 15 km da Napoli, è stato ucciso Mauro Pistilli che, secondo Il Mattino, aveva il compito di trovare nel clan di ‘Vannella Grassi’ dei nuovi alleati per conto dei Cennamo.

Il sindaco De Magistris, però, punta sulla riqualificazione di Scampia e, nel corso della recente visita del presidente della Camera Laura Boldrini, ha promesso che entro l’estate si procederà allo“svuotamento integrale di una vela”. Un progetto che ha trovato il pieno sostegno della Boldrini, la quale ha evidenziato come il “degrado sconcertante del quartiere” si possa sconfiggere con “una lotta popolare, di protesta e proposta, e la disponibilità a trattare con le istituzioni" che già esiste.

Ma Napoli non è solo Scampia. A Pianura, il 12 dicembre, è stato freddato il 32enne Raffaele Pisa con una serie di colpi di arma da fuoco al petto mentre si trovava in una sala di scommesse anche se, finora, sembra che non avesse legami con i clan della zona. Poco prima di Natale, il 23 dicembre, sono stati feriti Salvatore Solla, 64 anni, e Giovanni Ardu, 43, in un agguato di camorra, nel quartiere di periferia Ponticelli. I due abitavano vicino al luogo dell’agguato al «lotto zero» di Ponticelli, un complesso di case popolari dove, come ricorda il Corriere del Mezzogiorno, il 7 giugno scorso furono uccisi Raffaele Cepparulo, esponente del clan dei «Barbudos» e il diciannovenne Ciro Colonna, incensurato, che era in sua compagnia. Nel giorno di Santo Stefano, invece, i Quartieri Spagnoli sono stati teatro di una rissa terminata con tre accoltellamenti.

Il degrado di Napoli

Sempre in dicembre è venuto alla luce, grazie al Fatto Quotidiano, il caso di Caterina (nome di fantasia), una ragazzina di 15 anni che a fine ottobre ha trovato il coraggio di denunciare Gennaro Carra, detto ‘Genny’, boss del rione Traiano appartenente all’organizzazione camorristica clan Cutolo, che l’avrebbe violentata per circa un anno.“Non avrei mai dovuto andare con lui. È colpa mia se oggi non viviamo più a casa, se siamo nascosti, rovinati. Ma Genny mi diceva che se non andavo con lui uccideva mio padre”, anch’egli uomo vicino al clan di Enzo Cutolo. Genny Carra, una volta saputo che la ragazzina aveva spifferato tutto al padre, si presenta a casa sua e spara contro il portone. A questo punto i genitori di Caterina si fanno forza e denunciano l’accaduto mettendo a disposizione dei carabinieri le immagini riprese dalla telecamera di videosorveglianza che avevano installato ma, finora, non hanno ancora ricevuto un’adeguata protezione dalle forze dell’ordine.

Nel quartiere di Formello, invece, è nato un bordello a cielo aperto con donne africane disponibili h24 ai bordi di via Santa Caterina, una strada che del centro storico, vicina, come ricorda Il Mattino, ai luoghi che furono teatro della sanguinosa faida dei baby-boss di Forcella. Attraversando il marciapiede, infatti, si arriva a via Oronzio Costa, dove nel 2015 trovò la morte Emanuele Sibillo, il 19enne che sognava di diventare il capo dei capi della camorra del centro storico.

Il fenomeno dei baby-camorristi

E con le faide tra baby boss ci si addentra in un altro tragico fenomeno per il capoluogo della Campania. Se si digita su Google “omicidi camorra Napoli” ci si imbatte in una mappa virtuale della città dove compare una lista delle uccisioni avvenute solo nel 2015. In totale una quindicina di omicidi frutto della guerra delle 'paranze dei bambini', i baby camorristi, che hanno terrorizzato il capoluogo della Campania. Il prefetto di Napoli Maria Gerarda Pantalone, in un’intervista al Mattino, si è detta preoccupata per “la capacità di rigenerazione dei quadri criminali che vedono sempre più coinvolti ragazzini e giovanissimi; e questo nonostante i colpi inferti dall'autorità giudiziaria, con arresti di boss e gregari, sequestri di patrimoni ed altro ancora”. La Pantalone è convinta che la repressione non basti ma sia necessario “puntare su famiglia, servizi, istruzione e sociale”, mentre il questore di Napoli, Guido Marino - in un’intervista a Fanpage.it - ha definito i baby boss "quattro falliti, rifiuti umani che insozzano Napoli”. Marino, pur sottolineando che gli omicidi quest’anno sono calati rispetto al 2015 (da 70 a 60), non ha nascosto le difficoltà nella lotta allo spaccio di droga, che dà “da mangiare a molti nuclei familiari" e che è il movente principale degli omicidi.

Napoli, nonostante quel che vuol far credere il sindaco De Magistris con la sua ‘narrazione’, non è una tranquilla meta turistica del Sud Italia ma resta ancora la capitale della criminalità con un numero elevatissimo di omicidi e con il record nazionale di rapine: 350 ogni centomila abitanti.

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