Politica

Quello strano asse tra Repubblica e i vescovi Ma la sinistra usa la Chiesa quando fa comodo

Dopo aver chiesto al papa di scomunicare il Cav, Repubblica gongola per le parole di Bagnasco. Ma chiede anche una minore intromissione della Chiesa nella politica italiana. Qualora la sinistra andasse al governo, quanto durerebbe questo asse che oggi lega la Cei ai progressisti?

Quello strano asse tra Repubblica e i vescovi 
Ma la sinistra usa la Chiesa quando fa comodo

Quando agli apostoli Pietro e Giovanni chiesero di non predicare il Vangelo subito dopo la morte di Gesù, la risposta fu netta: non possumus. La stessa frase fu pronunciata secoli più tardi da Papa Pio IX per bloccare la richiesta del Regno d'Italia di confrontarsi con la Santa Sede per risolvere la questione romana. Oggi le stesse parole campeggiano cubitali sulla prima pagina di Repubblica. Con una Barbara Spinelli che congola, del tipo: ve l'avevamo detto o no? Era stata proprio la Spinelli, nei giorni scorsi, a lanciare un appello al Santo Padre affinché si decida a scomunicare il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

Uno strano asse quello che sembra legare il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, al quotidiano diretto da Ezio Mauro. Sapientemente il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi ha voluto sottolineare che "ridurre e strumentalizzare le affermazioni del cardinale Bagnasco porta a un unico risultato: derubricare la portata delle sue parole da un lato; impedire a tutti di metterci in discussione dall’altro". Un'accortezza che non è stata colta dalla sinistra che ha voluto leggere il discorso di Bagnasco come un attacco al Cavaliere. "Non è la prima volta che il presidente della Cei critica l'immoralità insediatasi ai vertici del governo italiano, ma questa volta le parole sono più precise e dure - scrive la Spinelli - la personalità stessa del premier è elemento della crisi economica che sta catturando l'Italia, e all'estero la sua figura non è più giudicata affidabile". A detta dell'editorialista di Repubblica, "si capisce che (Bagnasco, ndr) non faccia nomi espliciti, che non usi l'arma ultima che è la richiesta di dimissioni: sarebbe un'interferenza nella politica italiana (...) La Chiesa già interviene molto sulle scelte delle nostre istituzioni, e non sarebbe male se in tutti gli ambiti osservasse la prudenza politica che manifesta verso Berlusconi".

E' uno strano asse, una commistione di sacro e profano. Col rischio che la parola della Conferenza episcopale venga tirata per la giacchetta dalle opposizioni per fare cadere il governo. Sembra di rivedere la sponda fatta da certe parrocchie all'elezione di Giuliano Piasapia a sindaco di Milano. Anime della Chiesa che non possono (e non devono) tacere ma che devono capire che la politica non è etica privata. Secondo Andrea Tornielli, "dietro le parole così esplicite" di Bagnasco ci sarebbe l'intenzione di rispondere a chi ha accusato il Vaticano di essere stato troppo indulgente con il premier. Insomma, la "somunica" richiesta dal quotidiano di Carlo De Benedetti sembra essere arrivata. Eppure qualcosa non torna. Non torna questa comunanza di intenti tra la Cei e le forze progressiste del Paese. In caso di vittoria della sinistra alle prossime elezioni gli appelli di difesa alla vita, sostegno alle famiglie e diritto di scelta nell'istruzione scolastica cadrebbero nel vuoto. Se come si dice sempre Milano è banco di prova di tutto il Paese, allora basta dare uno sguardo alle politiche già intraprese o comunque promesse dal nuovo sindaco.

"Bisogna farla finita di considerare le parole dei vescovi quando ci fanno comodo e non considerarle quando non ci piacciono - ha commmentato il sindaco di Firenze, Matteo Renzi - credo che i vescovi possono dire tutto quello che credono e che non sia un attacco alla laicità quando un vescovo parla". Le parole del rottamatore non piacciono alla sinistra che usa le parole della Chiesa solo quando le conviene: utili per attaccare Berlusconi, offensivi e ingerenti se attaccano l'aborto o l'eutanasia, se condannano le unioni omosessuali e se tutelano la famiglia. Ai cattolici e alla Cei, invece, viene da chiedere se la vita privata di una persona (più o meno ingigantita dal gossip e dai rumor che i media sbandierano ai quattro venti) ha un peso maggiore rispetto alla difesa di quei valori non negoziabili.

D'altra parte i Santi fanno i miracoli e convertono le genti, mentre alla politica è chiesto il bene comune che passa proprio attraverso la difesa dell'individuo come persona.

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