Cultura e Spettacoli

Le ragazze a cui rubarono la giovinezza

«Devo questo libro a mia madre e a mio padre - dichiara Adele Grisendi nella prefazione e aggiunge con tardivo rimpianto - troppe volte li ho ascoltati distrattamente. Poi, quando avrei voluto interrogarli a lungo per sapere le tante cose che non saprò mai, il silenzio ne aveva già spento le voci». Per recuperare e rendere viva la loro memoria, Adele Grisendi si è informata accuratamente sulla storia della sua famiglia e ne ha tratto un romanzo-documento, Baciami piccina (Sperling & Kupfer, pagg. 272, euro 15). Si tratta di una microstoria ambientata fra i mezzadri della pianura emiliana fra Reggio e Parma alla quale si affianca in parallelo la macrostoria d’Italia, dai primi del Novecento al fascismo fino all’ultima guerra. Ne risulta un mondo non tanto lontano nel tempo ma per noi inimmaginabile, un mondo dove i contadini dissodano la terra a forza di braccia, dove i bambini, impegnati a soli dieci anni nei lavori di mungitura e di stalla, non hanno mai conosciuto l’infanzia, e dove le ragazze, educate secondo il pregiudizio che ripone l’onore della famiglia nella loro verginità, sono sfiancate, a matrimonio avvenuto, da gravidanze continue. Ci sono donne che senza mai smettere di lavorare in campagna, si sfiniscono per dare braccia alla terra, dieci, dodici figli, mentre la campagna demografica di Mussolini esalta con entusiasmo le madri prolifiche. Jolanda, madre della scrittrice, è la protagonista di questa storia ed essendo nata nel ’20 appartiene a quella generazione che ha trascorso la giovinezza durante la guerra, fra angosce e pericoli. Il titolo, tratto da una canzone degli anni Quaranta, si riferisce infatti alle giovani come Jolanda che al ritmo allegro di quella musica riuscivano a dimenticare, sia pure per un attimo, l’ansia per i loro uomini che erano al fronte. La guerra, e la clandestinità nella quale alcuni ragazzi cercavano pericoloso rifugio, li aveva allontanati da casa e i lavori più pesanti gravavano sulle spalle delle loro donne. La Grisendi delinea quindi, con sapiente partecipazione, un panorama tutto al femminile dove una vicendevole solidarietà tra donne dà la speranza e il coraggio per tirare avanti. Non ci sarà niente, però, che potrà risarcire quei ragazzi di allora della giovinezza perduta. Jolanda Denti è una sposa del ’43, suo marito è Cesare Grisendi (il papà di Adele) ma i primi due anni di matrimonio saranno tormentati dall’ansia e dalla paura. Partito per la Russia, poi dato per disperso, alla fine prigioniero in Germania, lo sposo amato starà tanto tempo senza poter dare notizie e quel silenzio scatenerà nella sposa i pensieri più neri. Tornerà salvo ma la sofferenza patita, nonostante la solidarietà delle donne che ne hanno condiviso il destino, lascerà tracce profonde nell’animo di Jolanda. Una depressione post parto la chiuderà in se stessa, rendendola incapace di manifestare tenerezza alla sua unica figlia nata dopo due maschietti morti in fasce.

Dovranno passare anni, prima che Adele senta dalla voce della madre ormai vecchia le parole d’amore che ha aspettato per tutta la vita.

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