Cultura e Spettacoli

Il "Ragazzo squillo" e la donna che diventa uomo

Giovedì SkyUno lancia la serie Hung sulla prostituzione maschile, la rete americana HBO prepara una storia transgender al femminile

Il "Ragazzo squillo" e la donna che diventa uomo

Ci risiamo, ancora una volta la realtà ha battuto la finzione. Stracciata sul tempo e anche in fantasia. Abbiamo appena fatto i conti con le cronache del «caso Marrazzo», l’ex presidente della Regione Lazio dimessosi dopo essere stato pizzicato in compagnia di trans brasiliani. Prima di lui, tra i nomi celebri dai gusti sessuali particolari, nel 2005 fece scalpore Lapo Elkann con la sua quasi overdose nel letto del trans torinese Patrizia. Ora tocca alla tv «della realtà», dove il Grande Fratello sta facendo parlare (e sparlare) di sé per l’outing del concorrente che prima era una donna. Anche qui, non è la prima volta. Basti citare Vladimir Luxuria, attrice poi parlamentare e poi di nuovo attrice dichiaratamente trans sbarcata al reality L’Isola dei famosi.

Nella finzione, eravamo rimasti alle drag queen danzanti sul furgone argentato di Priscilla, la regina del deserto, alla drammatica vicenda del film premio Oscar La moglie del soldato, e più di recente a Felicity Huffman nei panni di un «mammo» in attesa del cambio di sesso in Transamerica. Ora si annuncia che Gwyneth Paltrow sarà la moglie di Nicole Kidman in The Danish girl, film in uscita nel 2010 che racconterà la storia del primo uomo diventato donna.

A questo punto, però, la finzione deve cercare di tener dietro alla realtà e all’attualità. È in progetto, ma già attesissima, T, storia di una donna che vuol diventare uomo. Ci sta lavorando Hbo, il canale tv americano che ha già lanciato serie cult come I soprano e Sex and the city. T starebbe per Transgender e la sceneggiatura sarebbe in mano alla coppia Amy Epstein e Dan Futterman, ormai rodati dopo l’esperienza dietro le quinte di In treatment e Tell me you love me, entrambi apprezzatissimi. Se in questi due casi si raccontavano rispettivamente le sedute psicanalitiche e le crisi di coppie di diverse generazioni (con tanto di scene di nudo integrale e di sesso che fecero gridare allo scandalo perché «fin troppo veritiere»), in comune con il telefilm in arrivo nel 2010 ci sarà l’atmosfera. Aspettiamoci una bella dose di realismo, un racconto intimistico e delicato, senza pregiudizi o peli sulla lingua. Ancora non si sa chi farà parte del cast, ma c’è da aspettarsi che la serie farà parlare di sé.

Nell’attesa un’altra serie, al debutto italiano giovedì alle 21 su SkyUno, sta già richiamando l’attenzione. Parliamo di Hung. Ragazzo squillo. «Hung» sta per superdotato, ma anche appeso, in riferimento alla condizione di vita del protagonista. Nella versione originale, il sottotitolo recita invece «It’s hard to make an indecent living»: è difficile condurre una vita indecente. Come al solito, la traduzione italiana banalizza. Questa volta niente personaggi queer, anche se non ci allontaniamo molto dallo scenario che travestiti e transgender evocano.

Si apre il tema della prostituzione maschile, forse ancor meno battuto del precedente da cinema e tv. Hung è la storia di un uomo che, alle prese con tempi di disperate ristrettezze, si inventa un altrettanto disperato modo per cavarsela. Il protagonista è Ray Drecker (Thomas Jane), ex leggenda del basket, un uomo al limite che per restare a galla si trova a far cose che mai avrebbe immaginato. Niente a che vedere con il Richard Gere di American Gigolò, prostituto per mantenere la sua vita lussuosa tra belle auto e completi di Armani. Ray, invece, mollato dalla moglie, senza una casa, perso l’affidamento dei figli, si ritrova in mano solo il suo insoddisfacente lavoro sottopagato come allenatore di una squadra di college. Si mette alla ricerca di un’altra professione, ma non sa fare granché oltre a tenere un pallone in mano. E allora eccolo individuare e sfruttare la sua migliore qualità anatomica: l’essere superdotato. Trovato l’elemento vincente da cui ricominciare, inizia la sua vita da gigolò con un annuncio on line. La carriera di Ray parte e la cinepresa segue con sincerità e intelligenza, nonché con una buona dose di ironia, la sua disperazione e l’importanza della famiglia e del cambiamento. Negli Stati Uniti, la serie, anch’essa a marchio Hbo e firmata da Dmitry Lipkin e Colette Burson, ha riscosso un ottimo successo.

Vedremo come andrà da noi.

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