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Razzismo, cestisti colorati per difendere Wabara Ma gli ultras: "Mai insulti"

Tutti in campo con il volto dipinto di nero per protesta contro gli insulti a Como. Meneghin: "Cacciamo i razzisti dai palazzetti". Ma i tifosi: "Nessun coro, si è inventata tutto"

Razzismo, cestisti colorati 
per difendere Wabara 
Ma gli ultras: "Mai insulti"

Roma - Il basket italiano si colora la pelle. Di nero. Per stare dalla parte di Abiola Wabara, la cestista italiana di origine nigeriana bersagliata dagli insulti razzisti (e da sputi dopo che la ragazza ha risposto alzando il dito medio...). Nel prossimo week end di pallacanestro il presidente della federazione Dino Meneghin ha chiesto a tutti i tesserati di colorarsi il volto in segno di vicinanza alla ragazza e distanza dai razzisti. Ma, contemporaneamente, arriva un comunicato ai limiti del paradossale dei tifosi di Como (il palazzetto dove si è verificato l'episodio): "Nessun insulto razzista, Wabara si è inventata ogni cosa. Attendiamo le sue scuse".

L'iniziativa "Vorrei la pelle nera per potermi riconoscere al fianco di Abiola Wabara come un fratello, come una sorella, e farle sentire tutta la mia solidarietà". Inizia così il manifesto della Federbasket che promuove la campagna contro il razzismo lanciata dalla federazione dopo gli insulti alla giocatrice italiana di colore della Bracco Sesto San Giovanni una settimana fa. "La Fip vuole chiarire a voce alta che è contro ogni tipo di razzismo - si legge in un comunicato -. Il basket è sempre stato caratterizzato dalla multirazzialità. I giocatori stranieri e di altre etnie hanno, nel tempo, permesso al nostro sport di crescere e di affermarsi. La Fip chiede a tutte le componenti del movimento e agli appassionati, nella prossima giornata di campionato, di colorare la propria pelle con un segno nero, ben visibile, in rappresentanza dei colori di tutte le etnie, per sentirci tutti uguali". Aderiscono alla campagna Lega di Serie A, Legadue, Lega Nazionale Pallacanestro, Legabasket Femminile, Usap, Giba e Aiap.

Cacciare i razzisti Contro i tifosi razzisti nel basket bisogna fare come negli Stati Uniti, dove vengono allontanati di peso dai palazzetti. "Le società li individuino e li caccino, li prendano per la collottola e li portino fuori - ha detto il presidente della Federbasket -. Così questi mentecatti capiscono come comportarsi. Non vogliamo che queste cose si ripetano. Purtroppo manca nel regolamento una norma che permetta agli arbitri di fermare le partite in caso di cori razzisti. Dobbiamo lavorarci".

Wabara felice "È una bellissima iniziativa che mi ha fatto molto piacere. Speriamo serva a far riflettere tutti e che davvero queste cose non accadano più". Così Abiola Wabara, la cestista di colore colpita da insulti razzisti, ha commentato la campagna lanciata dalla Federbasket.

La lettera I tifosi organizzati dei gruppi Eagles Cantù e Ultras Como in una nota chiedono ufficialmente le scuse di Abiola Wabara: "Siamo giunti a una conclusione chiara ed inequivocabile - sostengono -: Abiola Wabara mente. Senza giri di parole, la questione è questa, non c’è stato alcun coro razzista. Considerato che come spesso succede, la colpa di ogni nefandezza viene addossata ai famigerati ultras", i due gruppi hanno voluto chiarire che al palasport non c’erano, e poi hanno accusato la Wabara di "reclamare giustizia ma praticare furbizia". "I cori razzisti, benchè asseritamente ripetuti per tutta la partita - si legge nel comunicato - non li hanno sentiti gli arbitri che niente hanno riportato a referto né sono stati sentiti dai dirigenti della squadra comasca né dal migliaio di spettatori presenti.

La verità è che la giocatrice, a fine partita è andata verso i tifosi con fare minaccioso e mostrando ripetutamente il dito medio, a quel punto probabilmente si è accorta di aver esagerato e di rischiare una squalifica e si è giustificata con la provocazione dei cori razzisti".

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