Stile

Come recuperare il tempo perduto

Il maestro Michel Parmigiani ha illustrato il suo concept artigiano

Fabrizio Rinversi

1815, Abraham-Louis Breguet vende al Chevalier de Brito, incaricato d'affari francese in Portogallo, per 3.000 franchi, l'orologio n. 2180, un tasca con ore e minuti su quadranti concentrici (lancette di differente misura), piccoli secondi continui, piccoli secondi da «osservazione» arrestabili a comando, riserva di carica di 36 ore, trasmissione a fuso e catena, regolatore a tourbillon su quattro minuti; 1993, l'orologio, donato al Museo Poldi Pezzoli di Milano nel 1975, dopo un lavoro di restauro «conservativo», durato un anno, torna a nuova vita. A compierlo, Michel Parmigiani, uno dei pochissimi maestri orologiai a poter intervenire su di un Breguet. Nel 1990, Parmigiani, su incarico della Maison Breguet, aveva realizzato una collezione, denominata Calibre 90, costituita da esemplari da tasca «perpetui» complicati, riproducendo fedelmente il dispositivo oscillante a mezza luna fissato sul bordo del movimento, studiato da Abraham-Louis oltre 200 anni prima. Una sfida, «Breguet vs Breguet», che lo stesso Museo Poldi Pezzoli, con Pisa Orologeria e Fabio Bertini (consulente della storica orologeria meneghina), ha organizzato nell'ambito della rassegna di iniziative «Il Tempo degli Orologi», coinvolgendo in una tavola rotonda, lo scorso 14 marzo, lo stesso Michel Parmigiani. Il Maestro di origini italiane che, nel 1996, ha dato vita alla «sua» Maison orologiera, la sua formazione, la sua fondamentale esperienza di restauratore, il suo naturale talento, il suo amore per la successione aurea di Fibonacci e, nel contempo, per la libertà creativa che trasforma la logica matematica e meccanica in arte, quella del segnatempo.

Un piccolo oggetto proiettato da Breguet nell'era moderna, indicando una strada ancora oggi attuale, che l'intelligenza di Maestri come Parmigiani stanno interpretando sulle corde dell'emozione.

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