Cronache

Reduci da un rave massacrano due carabinieri Uno è in fin di vita, l’altro ha perso un occhio

Quattro ragazzi, uno solo è maggiorenne, hanno preso a bastonate i carabinieri che volevano interrompere il rave non autorizzato. Poi sono fuggiti. Per bloccarli un'altra pattuglia ha dovuto sparare in aria e poi alle gomme. I giovani avevano droga nell'auto

Reduci da un rave massacrano due carabinieri 
Uno è in fin di vita, l’altro ha perso un occhio

Freddi, spietati hanno aggredito i carabinieri alle spalle. Con pali strappati da una recinzione li hanno colpiti e poi colpiti e poi colpiti ancora, riducendone uno in fin di vita e l’altro senza un occhio. Poi la fuga, finita con i quattro aggressori in manette: sono Matteo Gorelli, 19 anni, operaio, qualche precedente per furto, e tre suoi amici appena minorenni (tutti classe 1993), due operai, uno con precedenti per danneggiamento, e una studentessa. Tutti della provincia di Firenze, dove si apprestavano a tornare dopo aver preso parte a un affollato rave party nei pressi di Sorano in provincia di Grosseto, nel sud della Toscana, quasi ai confini con il Lazio.
Un’aggressione da film, della quale colpiscono da un lato il lucido furore descritto dal carabiniere che ha potuto raccontarla e dall’altro lato la pochezza dell’episodio che ha dato origine alla mattanza: un controllo di routine su una strada di campagna in una mattinata festiva. Sono circa le 10 del lunedì di Pasquetta. L’appuntato scelto Antonio Santarelli di Teramo, 43 anni, sposato, un figlio, e il carabiniere scelto Domenico Marino, di Caserta, 34 anni, celibe, entrambi del nucleo radiomobile della stazione di Pitigliano, sono di pattuglia lungo la provinciale 22. Fermano una Renault Clio con a bordo quattro giovanissimi, probabilmente reduci da un rave party che si sta svolgendo a cinque chilometri di distanza e sottopongono il guidatore, l’unico maggiorenne, all’alcoltest: il tasso alcolemico è di 0,8 grammi per litro, superiore al limite di legge di 0,5. In questi casi scatta la sospensione della patente e il fermo amministrativo del veicolo. I militari si mettono a compilare i verbali e forse si distraggono. Di certo danno le spalle al quartetto, che organizza in pochi istanti l’assalto agli «sbirri» che vogliono far finire male una festa da sballo. I quattro sradicano alcuni pali da recinzione, trovano altri oggetti in quella strada di campagna e iniziano a colpire i carabinieri. Santarelli e Marino cadono, ma i quattro non si fermano e continuano a colpirli con calci e pugni, finché la rabbia non svapora. I ragazzi sottraggono le cartelle che i carabinieri stavano compilando, risalgono sulla Clio e fuggono. Pochi chilometri dopo sono intercettati da un’auto dei carabinieri della stazione di Saturnia, allertata da un vigile urbano che nel frattempo ha trovato i carabinieri a terra. Inizia un inseguimento mozzafiato: i fiorentini non demordono, vengono affiancati dall’auto dei carabinieri e cercano di speronarla, non si fermano quando i militari sparano in aria ma solo quando le pallottole gli bucano due gomme. L’inseguimento finisce così poco prima che la Clio entri nel centro abitato di San Martino sul Fiora, dove in quel momento si sta svolgendo una processione. L’auto si gira su stessa e si inchioda. I quattro giovani vengono catturati: l’accusa è di tentato omicidio. Nessun pentimento, nessuna spiegazione, solo una constatazione: «Abbiamo perso la testa». E le lacrime della ragazza. Per lei e per gli altri minorenni si aprono le porte del centro di prima accoglienza di Firenze, mentre Gorelli finisce al carcere di Grosseto. Nella Clio anche un po’ di droga (eroina, chetamina, hashish) della quale i quattro hanno cercato invano di liberarsi durante la fuga.
Nel frattempo Santarelli e Marino con un elicottero sono trasportati all’ospedale di Siena. L’appuntato scelto lotta tra la vita e la morte con a fianco i familiari e il comandante generale dell’Arma Leonardo Gallitelli. «Serve un miracolo», dirà il chirurgo dopo un’operazione disperata.

Marino ha perso un occhio ma non la lucidità: sarà lui a ricordare i nomi dei quattro aggressori e a riconoscerli.

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