Politica

Regionali, il consiglio del Piemonte discute i ricorsi. Cota: «Un boomerang»

Il consiglio regionale ha discusso per ore dei ricorsi che potrebbero riportare il Piemonte alle urne. Molti gli assenti, fra cui l'ex governatrice Bresso. Il neo presidente Cota: «Il governo della Regione non si decide nei salotti: state solo aumentando la vostra distanza dalla gente»

All'indomani della fiaccolata organizzata dal centrodestra e a pochi giorni dal pronunciamento del Tar che potrebbe riportare i piemontesi alle urne, la questione ricorsi resta saldamente al centro della vita politica del Piemonte. Il consiglio regionale ha discusso il tema per ore alla presenza del governatore Roberto Cota, anche se nell'aula spiccavano alcune assenze importanti, a partire da quella dell'ex presidente Mercedes Bresso, prima promotrice dei ricorsi dai quali ha successivamente ritirato la firma, impegnata a Bruxelles.
Dei tre consiglieri nel mirino in quanto presentatori delle liste attualmente al vaglio della magistratura, solo Maurizio Lupi dei Verdi Verdi ha partecipato alla seduta. È intervenuto con veemenza per difendersi, sotto lo sguardo approvativo di Cota. Assenti invece l'ex capogruppo dell'Udc Deodato Scanderebech, che con una sua lista personale è passato al centrodestra subito prima delle ultime regionali, e il consigliere Michele Giovine, processato anche penalmente con l'accusa di avere falsificato le firme di alcuni candidati. Non sono mancati gesti coloriti, come la camomilla che il capogruppo del Pd, Aldo Reschigna, ha depositato sul banco di Cota prima dell'avvio dei lavori. A differenza della settimana scorsa però, quando l'intervento del governatore sui ricorsi aveva provocato la bagarre in aula, oggi il clima è stato volutamente più sorvegliato. Teso sì, ma in modo tutto sotterraneo, con gli esponenti di entrambi gli schieramenti a ostentare sicurezza in attesa del verdetto dei giudici. «Continuate a inseguire il fantasma dei ricorsi e non fate più politica», ha attaccato Cota quando verso la fine del pomeriggio è stato il suo momento di parlare. «C'è chi pensa - ha detto - che la scelta della presidenza della Regione sia un gioco di società che si svolge in salotti e salottini, mettendo in campo un'investitura che avviene in ambienti radical-chic. Ma così facendo non fate che aumentare la distanza tra voi e la gente. Con un artifizio sperate di ribaltare un risultato elettorale chiaro. Ma inseguire questi fantasmi è sbagliato e irresponsabile, e si rivelerà per voi un boomerang». A riprova della sua vittoria, Cota ha citato la «sconfitta personale» della Bresso, leggibile nei voti di lista superiori ai voti personali per l'ex presidente», segnale che «gli elettori hanno proprio scelto di cambiare il presidente del Piemonte». Dal centrosinistra tutti gli interventi sono stati incentrati sul richiamo alla legalità. «Nel suo rivolgersi direttamente alla comunità piemontese - ha detto Reschigna - non c'è nessun problema.

Tranne uno: dimostrare che il tema del rispetto delle leggi a lei non interessa». «In un paese normale - ha aggiunto - nessuno esprime certezze sull'esito di un ricorso alla magistratura, lei è ossessionato dai ricorsi e lo dimostra in ogni circostanza, con atteggiamenti letti da taluni come volontà di fare pressione sui magistrati, da altri come il portarsi avanti in vista di una nuova campagna elettorale»

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