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«Regoliamo il futuro Come quando i latini fondarono il Diritto»

Il vicepresidente di Samsung Italia: «I prossimi 30 anni saranno i più importanti dell'umanità»

Marco Lombardo

Per Carlo Carollo la sfida non è solo quella di vendere più smartphone. Anche, ovviamente. Ma essere alla guida di una divisione di Samsung Italia vuol dire partecipare alla crescita tecnologica di un Paese intero. È vicepresidente Mobile da inizio anno, ma ha cominciato in Samsung nel 2009 e - dopo tre anni in Microsoft - è tornato nel brand coreano dalla porta europea per guidare ora la «country» italiana. Nel momento in cui escono i Galaxy S10, arriva il primo dispositivo flessibile, comincia l'era del 5G. La sfida, dunque, è un'altra: «Essere protagonisti nell'epoca che cambierà il mondo».

Una rivoluzione.

«Epocale. Gli smartphone attirano ancora, i nostri S10 dimostrano che ancora si può innovare. Ma sulle forme si è arrivati all'estremo: una volta che scendi sotto gli 8 millimetri di spessore e fai sparire i bordi, margini non ce sono più tanti».

E allora?

«E quindi ci si si sposta sulla funzionalità, perché da leader tecnologico qualche domanda sul futuro te la devi fare. Non è un caso che arrivi il Fold: nuova forma, nuova interazione, nuova interfaccia. Da qui ripartiamo: il gioco ricomincia».

È il gioco del 5G.

«Certo, ma il 5G ancora non tutti lo capiscono. Sul lato business è chiaro ciò che sta per succedere, su quello consumer è un po' più difficile. Non mi arrogo il compito di chi deve monetizzare la soluzione di questo rebus, però...».

Però: per noi consumatori cosa cambia?

«I consumatori devono essere sempre al primo posto. Per dire: se non ci fosse stata la possibilità affittare le case su internet, AirBnb non sarebbe mai nata. Le grandi innovazioni cambiano le abitudini dei clienti. E la tecnologia stessa».

Tutto oggi è cloud. E cloud vuol dire privacy.

«Samsung è stata, è e sarà sui temi importanti da affrontare».

Quali?

«Primo: io devo essere in controllo dei miei dati ed entrarne in possesso quando voglio. Ci deve essere informazione: un consumatore educato è un consumatore attento che aiuta il legislatore a fare passi giusti».

E poi?

«La sicurezza: i dati devono essere trattati e immagazzinati in modo certo. Noi continueremo a sovrainvestire su questo, perché nei prossimi anni gli attacchi informatici avranno una crescita esponenziale. Le nostre informazioni possono purtroppo essere monetizzate e c'è chi lo fa per mestiere. Non è un bel mestiere, ma esiste».

Samsung vuol dire Knox.

«Una piattaforma leader: viene usata come difesa da molti Paesi occidentali. E poi c'è Samsung Pay: i dati delle carte di credito restano nel dispositivo stesso in modo criptato, il controllo è al 100% del titolare».

Eppure su questo tema, e su quello dell'intelligenza artificiale, l'immobilismo dei governi è inquietante.

«È strano. Il volume dell'interlocuzione su questi temi è per il 90% delle aziende. Non è corretto: dovrebbe esistere quella che io chiamo un'Accademia».

Cioè?

«Persone reclutate dall'esterno e soggette a cicli elettorali, piuttosto che economici nel caso delle aziende. È un momento storico: la tecnologia e l'etica devono trovare un punto d'incontro. È come quando i latini fondarono un nuovo diritto che ancora oggi è valido».

Un'Onu del Nuovo Mondo.

«Di più. Siamo davanti a un cambiamento mai visto. Per dire: oggi utilizziamo già la voce per interagire con le macchine. Io sono generazionalmente vetusto: parlo ancora al telefono o mando messaggi whatsapp. Ma i giovani usano solo quelli vocali. Siamo solo all'inizio».

Cosa ci aspetta?

«Abbiamo ancora una buona decade di pollice, ma si fanno già studi sull'interpretazione del pensiero e delle onde cerebrali.

Mi creda: i prossimi 30 anni saranno i più importanti della Storia dell'umanità».

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