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"Renato sbagli, il Carroccio con te è stato leale"

Il ministro degli Esteri: "Il Pdl non si faccia dettare l'agenda, anticipi l'alleato sul programma". Riflessione sulla Puglia: "Un errore politico avallato dal partito. Ma con Fitto c'è la volontà di ricucire"

"Renato sbagli, il Carroccio con te è stato leale"

Roma - Si sfila la giacca e si toglie pure qualche sassolino. Rimane in maniche di camicia e mette subito a fuoco la «vittoria di Berlusconi» su una «sinistra incapace di ammettere l’evidente sconfitta». È un Franco Frattini «soddisfatto», quello appena rientrato alla Farnesina dal Canada, per il G8 dei ministri degli Esteri, dove «anche i colleghi che la pensano diversamente da noi, bombardati da una stampa che tuonava sul suo declino imminente, hanno ammirato il successo del nostro premier». Tanto che uno di loro («non dirò mai chi») si è lasciato sfuggire: «Abbiamo capito che per vincere dobbiamo andare a scuola dal tuo primo ministro...».

Parentesi chiusa. Frattini entra nel merito del successo elettorale, analizzando l’avanzata leghista e fornendo la sua ricetta per rilanciare un Pdl che «non deve farsi dettare l’agenda dal fedele alleato», ma «anticipare i temi da portare avanti, già presenti nel programma, a partire dal federalismo fiscale». Serve dunque un partito «propositivo, a tratti provocatorio», che «acceleri al posto di inseguire», in primis sulle riforme, da inserire in un «quadro strutturale» con presidenzialismo, giustizia e fisco, «da portare avanti grazie all’intesa solida tra Berlusconi, Fini e Bossi». Un Pdl che guardi anche con uno sguardo diverso al Nord, dove «molti dirigenti non riescono più a dare un’attenzione capillare al territorio».

E allora, ben venga l’ipotesi di una struttura sovraregionale, anticipata da Ignazio La Russa al Giornale. «È un’idea seria, guidavo io nel ’96, ai tempi del Polo, un coordinamento di questo tipo. È un tema che solleverò all’Ufficio di presidenza». Tanto più che «ora abbiamo la maggioranza nella Conferenza Stato-Regioni», la cui presidenza deve andare a Roberto Formigoni: «Ha i titoli maggiori per guidarla».

Poco importa se Umberto Bossi rivendica la candidatura a sindaco di Milano («battuta post-elettorale»), che «deve rimanere invece in mano al Pdl». In ogni caso, «gioisco quando vince Cota o Zaia, perché vinco pure io, è un rafforzamento della coalizione». Difficile dirlo al ministro della Funzione pubblica? Brunetta «sbaglia ad attaccare la Lega, che ha giocato una partita leale. Non è colpa sua, nonostante il risultato inferiore alle aspettative. Renato aveva contro un candidato molto forte, premiato dall’elettorato cattolico».

Si passa al caso Fitto: «In Puglia c’è stato un errore politico, condiviso dalla dirigenza locale e avallato pure dall’Ufficio di presidenza. Le sue dimissioni da ministro hanno valenza simbolica, su cui il premier sta riflettendo molto, ma la cui inclinazione naturale è quella di ricucire e respingerle». Inevitabile parlare di rimpasto, «termine sbagliato» però per Frattini, convinto che vada trovata solo la «giusta collocazione per Giancarlo Galan, senza aprire il vaso di Pandora. Si può ragionare sulla nomina di alcuni sottosegretari».

Cosa succederà al partito? Salterà il triumvirato? «Squadra che vince non si cambia. Se qualcuno pensava di darle l’assalto, aveva fatto male i suoi conti». In ogni caso, «l’Udc ha perso la sua scommessa» e la vittoria «indurrà Fini a prendere atto che Berlusconi è ancora il leader politico capace di dare sempre la zampata, pure quando viene dato in declino».

Si voterà nel 2013, quindi priorità nei prossimi tre anni alle riforme, per cui «il presidente della Camera avrà un ruolo fondamentale». Discorso a parte merita il dopo-Berlusconi: «È insopportabile che se ne parli alle sue spalle e a viso scoperto nessuno ha il coraggio di farlo. Ecco perché ad un certo punto ho detto: “Scusate, allora contiamoci davvero”». E poi, «il Cavaliere becca tutti, sempre». Riferimento a Fini? «No, no, lui è troppo intelligente. La sfida la dichiara semmai a viso aperto, ma non è ancora il momento...

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