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Renga: «Sono così sbadato che scordo le mie canzoni»

Il musicista: «Ma la distrazione per me è un’amica: è il motore del mio lavoro»

«La distrazione è mia amica: mi aiuta a lavorare». Il cantante Francesco Renga ha fama di distratto da sempre. L’avventura coi Timoria, poi la strada da solo, il successo a Sanremo, un libro che si chiama come il suo ultimo album, Ferro e cartone. Due figli, anche. Ma si ama così: «Aria», come l’ha definito Ambra, la sua compagna, in una recente intervista a Vanity Fair.
È proprio così distratto?
«Già. Però ci sono due tipi di distrazione: una distruttiva, che ti porta a dimenticare le cose in giro. E una costruttiva, che è uno sguardo diverso sul mondo, è curiosità».
Una dote?
«È una prerogativa dell’intelligenza: tutto ciò che ti gira intorno può attirare la tua attenzione. Come succede ai bambini. Io non riesco a rimanere concentrato troppo a lungo: dopo due minuti non ascolto più neanche me».
C’è un legame col suo lavoro?
«È il motore. La mia distrazione è quello che faccio, ma è anche grazie a lei che lo posso fare: così fermo ciò che, altrimenti, perderei per sempre».
A fine marzo comincerà un nuovo tour a supporto del disco Ferro e cartone. Come si regola un distratto in questi casi?
«A volte durante i concerti emerge la parte distruttiva. E allora dimentico anche i testi delle mie canzoni: mentre canto mi passano altre idee per la testa, e non mi ricordo più dove sono arrivato».
E che cosa fa?
«Guardo gli spettatori delle prime file. I fan mi salvano sempre. Se anche loro si distraggono è il panico».
Se ne accorgono?
«Certo. Sanno che mi perdo via. Ridono anche».
È sempre stato sbadato?
«Fin da bambino. In Cambio direzione ricordo una frase che diceva sempre mio padre: se sei nato tondo non morirai quadrato».
È così anche coi suoi figli?
«No, loro sono la mia vittoria. Mi distraggo solo se c’è Ambra nel raggio di tre metri».
Ambra non si arrabbia mai?
«Ormai non più, mi conosce. Sa che non c’è cattiveria. Certo se mi metto a camminare e mi rigiro i capelli mentre mi parla del vaccino per Leonardo...».
È difficile vivere con un distratto?
«Sì. Ma nessuno è perfetto: funziona perché ci si asseconda.

Fino a che non è troppo fastidioso».

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