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Renzi: "Io non credibile in Ue? Prima di me 63 governi"

Il premier apre la campagna per il Sì: "Il lavoro di questi due anni ha prodotto un cambiamento radicale ma la sfida più grande inizia adesso"

Renzi: "Io non credibile in Ue? Prima di me 63 governi"

"Con 63 governi di fila, quando vai ai vertici internazionali non fanno neanche in tempo a ricordarsi la tua faccia". Per lanciare la campagna per il Sì al referendum costituzionale Matteo Renzi punta il dito contro i suoi predecessori e dà la colpa a loro se ora l'Italia non ha credibilità all'estero. Tutti, dal momento che "fino a due anni fa l'Italia era incartata".

"Il lavoro di questi due anni ha prodotto un cambiamento radicale ma la sfida più grande inizia adesso", ha detto il premier a Firenze, snocciolando quelli che ritiene i suoi più grandi successi: "Se partono investimenti l'Italia riparte. Cose che si sanno, ma le ridico per dire che tutto quello fatto è enorme, ma non basta: la vera sfida inizia adesso. Giusto preoccuparsi delle aziende in crisi, Sulcis, Guess: grazie a Jobs act 398 mila persone in più che lavorano. Non basta. Ieri quasi 400 mila persone hanno potuto festeggiare la giornata del lavoro".

E poi le banche: "Lobby? Io al massimo potrei fare la lobby degli scout...", ha scherzato, "Ma anche sul tema delle banche abbiamo eliminato il meccanismo atroce e assurdo delle banche popolare, garanzie alle banche di credito cooperativo e salvato i correntisti di quelle banche che rischiavano di perdere le obbligazioni, per le quali si è provveduto a trovare soluzione. I problemi delle banche non si originano qui, ma che hanno visto intere classi dirigenti reggersi l'un l'altra. Abbiamo messo la parola fine, e adesso diciamo portiamo le banche a dare credito alle piccole imprese, alle famiglie".

E nonostante le Comunali alle porte, Renzi pensa già al referendum, quello per cui ha messo la faccia promettendo di lasciare in caso di sconfitta. "Io non sarei mai arrivato a Palazzo Chigi se non avessi avuto una straordinaria esperienza di popolo", ha detto il premier, "Ora c'è una partita che da solo potrei anche vincere ma non basterebbe. Nel referendum la domanda è molto semplice: sì o no. Ma lì dentro c'è molto di più: c'è la riforma istituzionale.

Una riforma non è contro chi ha combattuto per la libertà".

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