Controcultura

Ricci, l'amore non può mai essere famigliare

Andrea Caterini

A lungo mi sono chiesto se fosse il sesso, o il desiderio sessuale, la miccia, la sorgente che mette in moto la macchina narrativa del nuovo libro di Luca Ricci, Trascurare Milano. Racconto di Natale (La nave di Teseo). L'interrogativo è stato certo condizionato dalla lettura del suo romanzo recente, Gli autunnali, di cui Trascurare Milano sembra essere una coda o un'appendice, quasi servisse a chiarire una visione.

Qui come lì c'è un uomo, che ha una moglie e una figlia, che scrive - pur essendo un pentito della scrittura - ma che è stanco della sua vita familiare. Una stanchezza che lo porta a vivere (a rincorrere) relazioni extraconiugali: negli Autunnali il protagonista si invaghiva del fantasma della compagna di Modigliani, la suicida Jeanne Hébuterne, rincarnata nella cugina della moglie, Gemma, compagna di un pittore fallito che l'ha ingravidata; in Trascurare Milano c'è invece un'amante che, essendo divenuta ormai una seconda moglie, non basta più allo scopo, e per questo il protagonista febbricita dietro altri fantasmi, molestando una ragazzina, Martina, incontrata in metropolitana. Il punto, lo snodo, è in un breve dialogo degli Autunnali: «Amore e fantasmi. Non penso di aver scritto di nient'altro», e ancora, «se scrivo una storia d'amore e di fantasmi posso dare una soluzione razionale solo ai fantasmi». È una dichiarazione importante, perché ci pone davanti alla questione fondamentale anche del libro che stiamo leggendo. Il sesso non è altro che la chiave del senso, ciò che mette in connessione «amore» e «fantasmi».

Ma di quale amore si tratta, e di quali fantasmi parliamo? Io credo che a Ricci interessi solamente comprendere il momento in cui le relazioni umane creano una frattura sull'ordinarietà della vita. Ma per raggiungere quell'apice, per riconoscersi vivi «sul bordo dell'abisso», è necessaria la nostra stessa ordinarietà. Per questo i protagonisti non possono abbandonare la propria famiglia.

È come se la famiglia (o l'idea di un ordinario a cui non possiamo sottrarci) fosse la giustificazione razionale della perdizione e dell'amore, di un fantasma che si vuole inseguire e che può certo avere le sembianze di una donna, o di una ragazzina, ma che non è altro che il bisogno di sentirsi presenti a se stessi - attraverso un atto sessuale che ci pone dalla parte della morte, paradossalmente facendoci sentire ancora vivi.

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