Cultura e Spettacoli

Ricette d’amore per due americane a Parigi (anni ’30)

Quando viene dato l’annuncio di una nuova collana editoriale, è sempre interessante andare a scoprire che cosa si nasconde dietro le intenzioni dei curatori. Giunti Blu, questo il nome della nuova collana di narrativa della Giunti curata da Roberta Mozzanti e Francesca Lazzarato, apre i battenti con un romanzo che certo non mancherà di intrigare una buona fascia di lettori.
Il Libro del Sale di per sé un titolo molto stuzzicante, è il primo romanzo della scrittrice Monique Truong, che è nata a Saigon nel 1968 ma si è trasferita negli Stati Uniti all’età di sei anni. Con un curriculum universitario di tutto rispetto, tra i prestigiosi atenei di Yale e della Columbia University, la Truong è approdata alla scrittura curando una serie di antologie di scrittura vietnamita. Il Libro del Sale le è valso una serie di riconoscimenti, consegnandola alla fama internazionale che la sua traduzione italiana conta di replicare.
Il libro, il cui titolo piccante fa il paio con temi scabrosi e coloriti, è narrato dalla voce sensuale di Binh, giovane cuoco vietnamita che mette le mani nei ricordi della sua vita come se fossero uno dei mirabili impasti che crea in cucina. È l’ambiente decadente dell’Europa degli anni Trenta, in particolare di Parigi, a farla da padrone, un ambiente a cui approda dalla nativa Indocina ancora soggiogata alla Francia. Quella di Binh è una storia di distacchi dolorosi e di amori proibiti e disperati che gli guadagna un impiego alla residenza parigina di Gertrude Stein e della sua compagna Alice B. Toklas. Binh, che è nuovo dell’ambiente e che fatica persino ad esprimersi nella lingua del luogo, conquista la sua nuova casa con la forza passionale della sua maestria in cucina. Una sorta di allegoria erotico-culinaria del rapporto tatto-gola, i due sensi che nella storia sono sempre andati a braccetto. La sua semplicità nell’ambiente raffinato ed eccentrico della Parigi di quegli anni e la nostalgia per la sua Saigon si rincorrono in una narrazione, manco a dirlo, appassionata. «Gertrude Stein non esce con il chihuahua... preferisce Basket, il barboncino... Insieme, questi due imponenti ambasciatori della benevolenza americana battono le vie della Rive Gauche, agganciando i negozianti sulla soglia delle botteghe, i vecchi a passeggio coi loro cagnolini... Non sono un tipo geloso. È solo che i cani, o meglio, i rapporti affettivi di Madame e Madame con loro, mi risultano più estranei della loro stessa lingua. Come direbbe Anh Minh: “Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non mangiarsi i loro animali”».
E da mangiare, nel corso del libro, ce n’è in abbondanza. Così come non mancano gli intrighi amorosi, proibiti o meno, in una girandola di sapori, emozioni e colori che, a partire dal blu, dovrebbero essere la chiave di volta della collana. Quali saranno le altre tinte, ancora non è dato di saperlo, ma certo la provenienza dei prossimi autori in programma - Messico, Cuba e Palestina - è una garanzia di internazionalità.
Monique Truong, Il Libro del sale (Giunti Editore, pagg.

336, euro 14.50)

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