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Rimini, l'assassino con balestra? "Si è ispirato alla strage di Erba"

Tra le armi illegali ritrovata anche una lettera per i Romano. Il killer con la balestra, Stefano, soffriva di manie e si era chiuso al mondo

Rimini, l'assassino con balestra? 
"Si è ispirato alla strage di Erba"

Rimini - Non è stato un raptus, né un omicidio per la spartizione di una grossa eredità, ma un delitto premeditato legato a futili motivi di convivenza. Tanto che nell’appartamento dell’omicida, tra le varie armi artigianali e illegali, è stata ritrovata anche la brutta copia di una lettera indirizzata a Olindo e Rosa Romano, gli autori della strage di Erba, definite vittime del sistema e della magistratura, dove si elogiava il loro operato. Sembra essere questo il movente dell’omicidio dell’avvocato riminese di 40 anni, Monica Anelli, uccisa con il dardo di una balestra dallo zio Stefano, 62 anni, ingegnere meccanico in pensione, uomo che da tempo soffriva di manie e si era chiuso al mondo (era spostato in terze nozze con una rumena, con la quale viveva nella stessa casa in stanze separate) ritrovato poi suicida alcune ore dopo sulle colline riminesi all’interno della sua auto, con un fucile artigianale calibro 12 da lui stesso costruito.

Le indagini degli inquirenti A indirizzare in tal senso le indagini della squadra mobile di Rimini, due elementi concreti: una sorta di diario di Stefano Anelli dove erano scrupolosamente annotate - dal mese di marzo fino al 16 settembre, il giorno antecedente l’omicidio - tutte le entrate e le uscite della nipote da casa, ma anche il fatto che la giovane vittima - ritrovata riversa su un gradino nel pianerottolo della palazzina, in posizione innaturale, quasi fosse stata ricomposta - sia stata prima aggredita al capo, al torace e alla schiena con delle forbici da giardino, usate per la potatura delle siepi, e poi finita con il dardo della balestra. L’uso di due armi, per gli inquirenti fa scartare l’ipotesi del raptus, così come il diario dà valore all’ipotesi che lo zio non avesse gradito la decisione della nipote di andare a convivere col proprio compagno in uno dei tre appartamenti della palazzina, tutti della famiglia Anelli (un altro parente di recente aveva preferito andarsene dallo stabile).

La ricostruzione dell'omicidio Secondo la ricostruzione dell’omicidio emersa in queste ore, l’uomo dopo aver finito la nipote e averla forse adagiata sul gradino trascinandola su una maglietta, era entrato in casa per togliersi l’indumento sporco di sangue, lavarsi le mani e poi successivamente era rientrato nell’appartamento della nipote; lì aveva tranciato i tubi del gas lasciando una candela accesa sul pianerottolo. Secondo gli inquirenti, la sua intenzione era quella di far saltare in aria l’intera palazzina, simulando un incidente: avrebbe così potuto anche tornare a casa dopo il crollo o magari tentare la fuga (nell’auto dove si è ucciso sono stati trovati 16.000 euro).

Poi, invece, la decisione di farla finita.

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