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Il rimpasto: Romano è ministro dell'Agricoltura Perplessità del Colle. Lui: "Non sono imputato"

Romano ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica, che però ha espresso perplessità sulla sua posizione di indagato. Il neoministro: "La nota non rispecchia il pensiero di Napolitano". Letta: "Bondi conferma le dimissioni con una lettera nobilissima". Galan va alla Cultura

Ascolta ora: "Il rimpasto: Romano è ministro dell'Agricoltura<br />Perplessità del Colle. Lui: &quot;Non sono imputato&quot;"

Il rimpasto: Romano è ministro dell'Agricoltura<br />Perplessità del Colle. Lui: &quot;Non sono imputato&quot;

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Roma - Giuramento con il brivido. Francesco Saverio Romano, accompagnato dal premier Silvio Berlusconi, ha giurato al Quirinale da ministro per le Politiche agricole davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Romano è stato accompagnato dalla moglie e dal figlio più grande. Per il governo erano presenti il presidente del Consiglio e il sottosegretario Gianni Letta. Ma la cerimonia non è filata liscia, come già fu per Aldo Brancher, nominato ministro del Federalismo. Napolitano ha espresso riserve sull’ipotesi di nomina di Romano a ministro. "Ha proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che giustificassero un diniego", infine "ha auspicato che gli sviluppi del procedimento" a carico di Romano "chiariscano al più presto l’effettiva posizione del ministro" spiega una nota del Quirinale.

Le perplessità del Colle "Napolitano - continua la nota -, dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina di Romano a ministro dell’Agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni. Essendo risultato che il giudice delle indagini preliminari non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Palermo, e che sono previste sue decisione nelle prossime settimane, il capo dello Stato ha espresso riserve sull’ipotesi di nomina dal punto di vista dell’opportunità politico-istituzionali".

La replica di Romano "L’incontro con il presidente della Repubblica è stato cordialissimo e simpatico ma sono dispiaciuto perchè l’ufficio stampa del Quirinale, a mio avviso, ha scritto una nota che non è nemmeno nel pensiero del capo dello Stato", ha replicato il neoministro dell’Agricoltura,, parlando con i giornalisti a Montecitorio. Secondo Romano, la nota del Quirinale "tra l’altro non risponde neanche ai fatti: io non sono imputato - ha precisato -, non ho procedimenti a carico e quindi poichè il gip deve sciogliere un nodo in ordine all’attività del pm, e non alla mia indagine, non capisco per quale ragione io debba temere qualcosa".

Galan verso la Cultura La nomina dovrebbe comportare anche il passaggio dell’attuale titolare del dicastero, Gianfranco Galan, alla Cultura. Ministero, questo, dal quale Sandro Bondi con una lettera ha confermato le proprie dimissioni. Non sono previste, invece, nomine di nuovi sottosegretari. Smontata, così, una delle polemiche subito sollevate dall'opposizione sul tentativo del premier di puntellare il governo concedendo poltrone ai cosiddetti "Responsabili", i parlamentari, provenienti da vari schieramenti, che hanno deciso di staccarsi dai propri gruppi iniziali di appartenenza andando a supportare, con il proprio voto in parlamento, l'azione dell'esecutivo. I Responsabili, però, non avrebbero abbandonato la prospettiva di "strappare" qualcosa di più e sarebbero in pressing per ottenere un incarico da viceministro: in questo caso in pole position ci sarebbe Calearo.

Letta: Bondi conferma le dimissioni "Con Bondi ho lavorato fino a stanotte per la questione dei fondi Fus, mi dispiace che sia il suo ultimo atto da ministro dei Beni culturali. Bondi, infatti, ha confermato le sue dimissioni con una lettera nobilissima che ho letto al Cdm di stamane". Lo ha annunciato il sottosegretario Gianni Letta in una conferenza stampa a palazzo Chigi.

"Andiamo a sottoporre una proposta al capo dello Stato - ha poi aggiunto Letta - ma non posso dire di chi si tratta, nel rispetto delle prerogative che la Costituzione gli assegna".

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