«Rinascimento» del vino Milano e Bergamo unite nel nome di Veronelli

In Italia a volte spesso ci si dimentica di grandi personaggi, che hanno fatto la storia del nostro Paese; spesso sono i familiari o i comitati creati allo scopo che s'adoperano, affinché non si perda la memoria.
Sono trascorsi ormai 10 anni dalla scomparsa di un grande maestro, Luigi Veronelli, il primo vero moderno enogastonomo, che ha promosso il «rinascimento» del vino italiano, ma che è stato fine intellettuale, scrittore, al servizio della cultura contadina, in difesa della quale s'è battuto in prima persona in aspre battaglie civili e morali (si ricorda quando trascinò in tribunale la Coca Cola, perché non apponeva sull'etichetta tutti gli ingredienti). Ha insegnato al grande pubblico ad amare il vino nella sua essenza e complessità, a degustare e a essere curiosi, a scoprire che dentro ogni bottiglia c'è una storia, un territorio, un paesaggio e una terra, un clima e uomini, culture. Fu sostenitore convinto della necessità di valorizzare i giacimenti enogastronomici, di cui il nostro Paese è ricco
È notizia di qualche giorno fa che Alfredo Zini, vicepresidente dell'Epam (associazione che raggruppa i ristoratori milanesi), lanciasse un appello al Comune, perché ricordasse e onorasse l'impegno e il lavoro, che Veronelli ha speso in 50 anni d'attività, dedicandogli simbolicamente un giardino o un parco, magari nel quartiere Isola, in cui nacque.
Bergamo ha già pensato di rendergli questi onori, dedicandogli una piazza inaugurata il 31 gennaio. Luigi «Gino» Veronelli a Bergamo visse 34 anni, fino alla propria morte e la considerava «città senza eguali per le opere d'arte e per i luoghi» di ghiottoneria e, come ha ricordato il sindaco all'inaugurazione, s'impegnò personalmente in difesa di ciò che si rischiava andasse perduto, come per esempio, quando si decise di tagliare alcuni alberi in Colle Aperto, perché giudicati malati. Egli li fece analizzare da un fitopatologo triestino, il quale escluse quella patologia e indicò le cure da adottare, che hanno fatto sì che quegli alberi siano tutt'oggi al proprio posto.
Il maestro è stato ricordato inoltre in una speciale serata a lui dedicata al Teatro Sociale, intitolata «Il vino è il canto della terra verso il cielo» (aforisma ch'egli scrisse su un sacchetto per il pane e che racchiude in sé i due temi principali, il vino e la terra, cardini della sua vita). Organizzata dal Comitato decennale Luigi Veronelli, all'iniziativa hanno partecipato numerosi ospiti, che si sono avvicendati sul palco narrando racconti e aneddoti sul maestro e sull'uomo.
A partire da questo evento, altri ve ne saranno in tutta Italia, per ricordare la figura di Veronelli, nella ricorrenza. Sempre grazie all'organizzazione del comitato decennale Luigi Veronelli, presieduto da Gian Artuto Rota, con il vicepresidente Aldo Colonetti, il direttore scientifico Alberto Capatti, diventerà esecutivo il progetto «Camminare la terra», una grande mostra che sarà allestita alla Triennale di Milano, ispirata appunto al pensiero di Veronelli e che, di fatto, farà da introduzione all'Expo 2015.
Per questa esposizione la famiglia ha messo a disposizione un archivio, che già di per sé, costituisce un vero e proprio patrimonio.

Potrebbe essere questa l'occasione più giusta affinché le due città simbolo di Veronelli, Milano e Bergamo, rendano il meritato omaggio al maestro, che tanto ha dato ad entrambe loro e alle quali ha legato indissolubilmente il suo nome.

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