Cronaca locale

Il riscatto di Edimburgo La città che offre lavoro alla faccia della Brexit

Qui il passaporto non conta: sono benvenuti i lavoratori italiani, spagnoli o tedeschi

Il riscatto di Edimburgo La città che offre lavoro alla faccia della Brexit

Edimburgo «Cercasi personale, meglio se non madrelingua inglese». Passeggi per Princes street, davanti alla chiesa dove si è sposata Agatha Christie e i cartelli sono ricorrenti: «Other language than English needed». O, in modo ancora più stringente «required», come condizione quasi obbligatoria. Primark, Debenhams le grandi catene dello shopping ma anche pub e negozi di souvenir: il foglio su campo bianco è vergato a mano o stampato a computer, ma l'idea è la stessa e la prospettiva è controcorrente: ad Edimburgo il lavoro c'è. E c'è per tutti. A prescindere dal passaporto. Oltre ed in barba alla Brexit, qui, nella terra di Walter Scott, più che Ivanhoe, vanno bene anche Ivan, o Ivano. Basta che parlino meglio un'altra lingua del puro vernacolo britannico. No, non è la solita, profonda, astuta, ironia scozzese: come seconda lingua non si cerca il gaelico, ma proprio un'altra voce. Europea, of course. Benvenuti italiani, spagnoli e francesi. Avanti coi greci, ok per i tedeschi e naturalmente indiani e cinesi.

Mentre il Regno Unito si prepara all'ultima battaglia, o forse alla più dura, per onorare quel «leave» scelto da una stringata maggioranza del paese (52%), con una certa superficialità, ormai nel giugno del 2016, la Scozia prova ancora una volta a far da sola. «Unita» al regno di sua Maestà, non è sempre stata sua sponte. Anche in Scozia, del resto, s'intendono di referendum dall'esito incerto, se, solo due anni prima di Brexit era il settembre 2014 - era stato un esiguo 55% a votare, stavolta, per il «remain», salvando in corner l'unità di Scoti ed Angli e la corona di Elisabetta II. Uno scozzese su due, insomma, ha scelto di restare «unito», ma all'Europa nessuno quassù vorrebbe davvero rinunciare. Da Maria Stuarda a Braveheart, la voglia di far da se da queste parti è ormai storia, ma Edimburgo è davvero una bella sorpresa perché le statistiche hanno sempre relegato gli scozzesi fra i più poveri dei popoli dell'isola di sua Maestà.

Negli ultimi 30 anni le famiglie finite sotto la soglia dell'indigenza sono passate dal 14% al 33% e a risentirne è anche lo stile di vita se è vero che, come racconta un'inchiesta della Bbc, gli scozzesi sono stati anche il popolo della perfida Albione che muore più giovane. Andava così negli anni 70, ma le difficoltà sono proseguite anche in tempi più moderni. Amatissimi, ai vertici per simpatia e acume, il loro è uno spleen che si amalgama a paesaggi da finis terrae a melodie dolci e tristi che parlano di coraggio e rivalsa perduti nel tempo. Lo scorso agosto una legge ha reso gratuiti per le donne assorbenti e altri «desiderata» femminili per dire di una certa crisi che morde ancora fin dai bisogni primari. E quando passeggi per il Royal Mile lo struscio che dal castello scende in picchiata verso Holyrood palace - , fra turisti naso all'insù o intabarrati in improbabili tartan appena comprati, sono due le categorie più frequenti di giovani che puoi incontrare. I primi se ne stanno in piedi, orgogliosi ed impettiti, in kilt d'ordinanza, e suonano, come se non ci fosse un domani, la loro cornamusa, facendo danzare dita inaridite dal gelo sui tubi. Lo sguardo è lontano, il capello quasi sempre rosso, e le gambe intirizzite dove finisce la calza con tanto di flashes multicolore. I secondi hanno lo stesso freddo, la stessa cassettina per raccogliere offerte, ma molta meno speranza: stanno in terra, arruffati fra le coperte e chiedono l'elemosina. Giovanissimi e belli come gli altri. Era, un poco così, anche Joanne Rowling: per scrivere quel brogliaccio che l'avrebbe resa miliardaria (anche) in euro, raccontando di un maghetto tutto pepe, scendeva al pub del cognato con la prima figlia in passeggino, perché in casa non aveva riscaldamento. Vecchia storia che tutti conoscono e per cui tutti, prima o poi, finiscono in George IV bridge, a far la coda davanti all'Elephant house pub. Si paga un pound se si entra solo per farsi un selfie nella «Rowling hall» accanto alla reliquia del suo tavolino. Quante e quanti Rowling si nascondono in quei giovani che suonano la musica dell'orgoglio nazionale o che sorridono per qualche «spare change» di monetine dimenticate nelle nostre tasche? Eppure i cartelli parlano chiaro: il lavoro c'è. Per un impiego temporary bastano un passaporto e una patente, meglio se inglese. Vero, magari finisci a far il commesso a «Spirit of Scotland» e per 8 -10 sterline all'ora pieghi e ripieghi sciarpe di tartan, berretti e improbabili impermeabili cerati. Non ti ci paghi l'affitto intero, certamente non fra castello, The Mound, Cowgate o Grassmarket, ma Edimburgo è bella e meno feroce di Londra. E soprattutto non è mai un ripiego, ma una scelta precisa per molti giovani: in 15 minuti di mezzi pubblici, fra tram e bus, sei fuori città, nella bruma sì, ma che profuma di erica e anche di possibilità. Una stanza condivisa, un affitto sostenibile e il gioco vale sempre la candela, ricorda Daniela che è arrivata qui, 20 anni fa, sapendo solo l'italiano del liceo di provincia e molto poco del resto. Ha fatto la ragazza alla pari e poi ha potuto anche pagarsi l'università, continuando a insegnare l'italiano. Oggi forse non andrebbe più così. I tempi sono cambiati, venire a studiare in Inghilterra non è così facile per uno straniero, abolita una serie di borse studio, oggi destinate solo a british doc con conto in banca made in Uk e parente che concede una fidejussione. Per lavorare però o almeno per cominciare magari per una stagione - è tutta un'altra cosa. Anche on line fioccano le possibilità: dagli area manager di catene di ristoranti o di supermercati come il colosso Tesco, le offerte di lavoro promettono dalle 35-37 mila sterline l'anno alle 17- 20 mila per un cleaner part time ai 120 pound al giorno per chi consegna cibo a domicilio. Caratteristiche? Essere proattivi e intraprendenti, «avendo ben presente che il vostro volto sarà quello dell'azienda che rappresentate».

Poi passeggi per Rose street è sulla lavagna di un pub non vedi i prezzi delle birre o gli orari delle partite in tv, ma leggi: «Quand'è che nella vostra busta paga, fra le ritenute, vi siete accorti che lo stato ha lavorato 40 ore per voi». Diavolo di uno scozzese, sempre irriverente.

Anche questa è l'Europa.

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