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A Rizziconi per i giovani «Che sgarbo ai boss i gol in casa dei mafiosi»

Rizziconi (Reggio Calabria) Rizziconi è un paesino dell’entroterra della piana di Gioia Tauro, lungo la statale vecchia che percorre le strade di montagna e collega lo Jonio con il Tirreno. Paese di ’ndrangheta (molta) e speranza (poca) di rivedere la luce. Rizziconi è un paese che da oltre dieci anni non riesce ad esprimere un’amministrazione comunale «legale». Ci hanno provato in tanti, ma alla fine il risultato è lo stesso: il Comune subisce le infiltrazioni delle cosche locali e va sciolto. Come è accaduto due anni fa, quando arrivò il vice Prefetto di Crotone Fabrizio Gallo che guida la triade dei commissari che amministrano l’ente locale.
Qui, in questo piccolo paese arroccato tra le montagne dell’Aspromonte, comandano i Crea. Potente famiglia mafiosa. Qui oggi si allenerà la nazionale di calcio guidata da Cesare Prandelli. Qui, nel lontano 1994, la magistratura sequestrò un terreno proprio al capo della ’ndrina locale: Teodoro Crea, meglio conosciuto con il soprannome di Toro. La cosca su quel terreno voleva costruirci una discarica immensa, invece lo Stato ci ha costruito nel 2000 un campo di calcio. Uno sforzo inutile dato che su questo terreno fino allo scorso anno non ci ha mai giocato nessuno. Sin troppo pericoloso fare uno «sgarbo» al boss ed andare a divertirsi su un campo costruito su un terreno a lui confiscato. I Crea, da queste parti, comandano ancora. Appalti, estorsioni usura, traffico di sostanze stupefacenti. È una delle famiglie più in vista della piana per quanto riguarda la criminalità organizzata. Qualche anno fa, in carcere finirono il capo e i suoi sodali perché avevano messo gli occhi sul business dei grandi appalti e «costruivano» la Salerno-Reggio Calabria, nel tratto di competenza.
Qui oggi, arriveranno Balotelli e soci, reduci dalla brillante vittoria in Polonia. «Sarà una cosa simbolica, certo - dice Nicola Gratteri, procuratore aggiunto a Reggio Calabria, membro della Direzione distrettuale antimafia e soprattutto indiscusso numero 1 nella lotta alla 'ndrangheta -, ma sapeste che valore possono avere quaggiù certi segnali... Il calcio - spiega ancora il magistrato - è un grande veicolo contro le mafie: imparare a tirare in porta, a fare gol o a difendere impegna i ragazzi e li allontana dalla prospettiva di diventare garzoni di 'ndrangheta».
Ma non tutti sembrano essere contenti: «Si parla sempre e solo di 'ndrangheta, cosa c’entra il calcio con la ’ndrangheta, così criminalizzano tutta una comunità», dice un negoziante. Chi gli è accanto rincara la dose: «Biglietti non ce ne sono, vanno a vedere gli azzurri solo chi vogliono loro, mica tutti». La paura nel paese resta altissima, nessuno parla di quel terreno confiscato al mammasantissima della zona.
A vedere gli azzurri ci saranno anche i genitori di Gabriele, il bambino di 10 anni ucciso per sbaglio a Crotone durante una partita di calcio: l'obiettivo dei killer era un ragazzo che aveva sgarrato, ma la pallottola colpì il bimbo davanti al padre che stava giocando. Ci sarà anche Gattuso, nonostante il fastidio agli occhi non sia ancora guarito. «Ringhio» oggi sarà nella sua terra per dire no alla ’ndrangheta e sì alla legalità.

Una giornata particolare, tinta di azzurro.

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