Cronache

A Roma anche la libertà va in ferie

Il cartello choc al tribunale che decide le scarcerazioni: "Chiusi due mesi"

A Roma anche la libertà va in ferie

Roma Può capitare che nella capitale la giustizia vada in ferie. O almeno ci provi. Chiusi dal 1 settembre al 31 ottobre, c'era scritto su un cartello affisso alla porta della cancelleria del Tribunale del Riesame fino a ieri, prima che il malcontento degli avvocati e lo stato di agitazione proclamato dalla camera penale di Roma facesse revocare la misura dal presidente del Tribunale, Francesco Monastero.

Perché ad andare in vacanza per due mesi, anche se per problemi di carenza di organico, doveva essere una sezione speciale come quella che decide sulla libertà personale dei detenuti, per lo più di quelli in attesa di giudizio o comunque con condanne ancora non definitive. Un'iniziativa senza precedenti, quella del Riesame di Roma, che avrebbe sospeso la fissazione degli appelli davanti ai giudici della libertà dopo l'eventuale rigetto di un ricorso al gip, azzerando di fatto i diritti dei detenuti, che in pratica avrebbero dovuto attendere la fine di ottobre affinché un giudice prendesse in considerazione le loro istanze di revoca o sostituzione delle misure cautelari. Ma è chiaro che quando di mezzo c'è la libertà personale di chi è dietro le sbarre in carcerazione preventiva, la velocità è un requisito fondamentale e non ci sono problemi di organico che giustifichino slittamenti o ritardi di sorta.

Per questo quell'avviso comparso in cancelleria, senza spiegazione alcuna sui motivi che aveva portato alla sospensione, prima che il Tribunale tornasse sui suoi passi aveva provocato la rivolta degli avvocati. La Camera penale di Roma era subito scesa in campo contro «un provvedimento in totale contrasto con le disposizioni del codice, particolarmente attente a garantire al cittadino una rapida decisione in materia di libertà personale». Durissimi i penalisti, avevano accusato il Tribunale di «aver abdicato al compito di garantire quei principi costituzionali, in primis la libertà personale e l'inviolabilità del diritto di difesa, di cui tutti gli individui, soprattutto quelli privati della libertà personale, dovrebbero poter beneficiare senza riserve».

Qualsiasi fossero stati i motivi alla base della chiusura post-estiva del Tribunale del Riesame, per la Camera penale di Roma si sarebbero dovuti comunque trovare rimedi alternativi.

Tutto questo subbuglio ha fatto sì che il presidente del Tribunale Monastero chiedesse a Bruno Azzolini, che guida il Riesame, a tornare sui suoi passi per continuare in modo regolare l'attività della sua importante sezione, senza costringere i detenuti ad aspettare in cella due mesi più del dovuto prima di sapere se meritano di essere liberati, come può accadere e spesso accade.

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