Cronache

Roma, lite finisce in tragedia Morto ricercatore dell'Enea

Il frastuono della famiglia del vicino lo avevano snervato fino alla follia. Un pensionato ha messo fine ai diverbi uccidendo il dirimpettaio 

Non ne poteva più. Il chiasso, il frastuono del vicino e, soprattutto, della sua famiglia lo avevano snervato fino alla follia. Non sono bastate le riunioni condominiali e la mediazione dell’amministratore e degli altri condomini per cercare una soluzione e una pacificazione fra i due confinanti.

A mettere la parola fine a liti continue un colpo calibro 7,65 esploso in pieno petto sul pianerottolo di casa. Tragedia a Monte Porzio Catone, paesino dei Castelli Romani: muore centrato al cuore da un proiettile Marcello Quattromini, 49 anni, fisico nucleare ricercatore presso l’Enea di Frascati, l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile di via Enrico Fermi.

Un pensionato di 66 anni l’omicida, Mario Nardi, un passato da commerciante ambulante. L’uomo, inspiegabilmente, aveva nel suo appartamento, al civico 14 di via di villa Taverna, una pistola semiautomatica 7,65 e un fucile da caccia calibro 12. La vittima, sposata e con tre figli di 12, 14 e 16 anni, stamattina intorno alle 7,30 apre la porta della sua abitazione, al terzo piano del suo stabile, e si incrocia con l’assassino, Mario il suo dirimpettaio. Ne nasce una discussione accesa sempre sullo stesso tema: i rumori molesti prodotti dai suoi familiari che infastidivano il 66enne, da tempo separato. Nardi, difatti, viveva solo e forse proprio per questo ogni minimo sussulto nell’appartamento vicino per lui si trasformava in un fracasso insopportabile. Semplici battibecchi familiari, feste di compleanno, cene con amici diventavano motivo di aspre polemiche.

Stamane l’epilogo, drammatico, quando Nardi afferra l’arma e a pochi centimetri di distanza dal bersaglio preme il grilletto. Quattromini, ucciso all’istante, si accascia a terra in un lago di sangue mentre la moglie accorsa fuori fra le urla dei figli, si getta sul corpo senza vita del marito prima di lanciare l’allarme al 112.

Il killer rientra e si barrica in casa. Non sono nemmeno passati dieci minuti che i carabinieri sono sul posto. Armati fino ai denti, temono una drammatica reazione. L’uomo dall’altra parte dell’abitazione sembra calmo. Sulle prime non vuole arrendersi ma poi, convinto da una breve ma incisiva trattativa dei carabinieri, fra i quali il comandante di Frascati, desiste e apre l’uscio. Mani alzate sulla nuca, si fa ammanettare senza problemi, oramai rassegnato al suo destino, consegnando le armi, regolarmente detenute, ai militari. Portato in caserma, di fronte al magistrato non può che confessare.

“Si, l’ho ammazzato io, non ce la facevo più di quel chiasso a ogni ora del giorno e della notte” mette a verbale. Nonostante sia ancora sotto choc, anche la moglie di Quattromini viene ascoltata per chiarire l’ambito in cui sarebbe maturato l’assassinio. Sgomento fra i colleghi della vittima, allertati dal tam tam di amici e parenti, alla notizia della morte di Marcello. L’ennesimo diverbio condominiale finito nel sangue, insomma.

Fra i casi passati alle cronache il massacro di via dei Panfili, a Ostia Lido. Vittime della follia omicida di Pietro Mariani, un militare in congedo, Carlo Silici, 46 anni, amministratore condominiale e una vicina, Silvia Settimi Imparato, 62 anni, colpevole solo di aver aperto al folle assassino. L’uomo, dopo aver fatto fuoco sul professionista che lo “pressava” a causa delle rate condominiali da pagare sull’ingresso dello stabile, risale in casa. Una corsa forsennata fino al quarto piano dove vive la seconda vittima e poi la scampanellata assassina: “Mi apre? Siamo carabinieri” le dice. La poveretta non fa in tempo ad accorgersi che, invece, è il suo vicino che questi spara ancora una volta. Per bloccarlo gli agenti saranno costretti ad abbattere la serratura a colpi incrociati di mitraglietta.

Dietro la porta troveranno il cadavere, crivellato dai colpi, di Mariani.

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