Cronaca locale

Case popolari a pezzi e senza riscaldamenti: inquilini in rivolta a Roma

Dopo la rivolta scoppiata negli alloggi popolari di Casal Bruciato a causa della mancanza di riscaldamento, il Comune è corso ai ripari. Ma poche ore dopo l'intervento dei tecnici, la situazione è ritornata critica e gli inquilini minacciano di organizzare nuove proteste

Case popolari a pezzi e senza riscaldamenti: inquilini in rivolta a Roma

È un Natale freddo quello di periferia. Soprattutto per chi vive negli alloggi popolari di Casal Bruciato, nel quadrante est di Roma, dove il gelo è diventato un compagno di vita e il calore domestico un lusso inaccessibile. Tanto che c’è persino chi ha i termosifoni fuori uso da dodici anni (guarda il video).

Il problema riguarda principalmente i palazzoni che affacciano su via Tommaso Smith, via Sebastiano Satta e via Diego Angeli. E proprio in via Angeli, all’inizio di questa settimana, la frustrazione degli inquilini si è trasformata in rivolta. “Nulla di organizzato”, ci spiega una donna che, quella mattina, è scesa in strada assieme agli altri. “Si è trattato di un blocco stradale creato lì per lì”. Un moto spontaneo, insomma, perché quei benedetti termosifoni dovevano essere accesi il 15 novembre. Ed invece sono rimasti spenti per più di cento famiglie. “Siamo senza riscaldamenti da quasi un mese – denuncia Stefania Martelloni, madre di due bambini e portavoce del Comitato spontaneo di Casal Bruciato – e i nostri figli hanno freddo. Noi – prosegue – abbiamo provato a contattare l’ufficio tecnico e il Comune ma non abbiamo ottenuto nessuna risposta”.

Assieme a lei, quella mattina, c’erano una cinquantina di persone. Hanno rovesciato i cassonetti all’altezza del civico 175 e dato fuoco alle buste della spazzatura bloccando la strada fino all’arrivo delle forze dell’ordine. “Siamo pronti a rifarlo – annuncia Fabrizio Montanini, portavoce del Coordinamento d’azione del IV Municipio – perché questo è l’unico modo che abbiamo per farci sentire”. In effetti, dopo la protesta, i tecnici dell’Ater si sono finalmente decisi ad intervenire. “Ci hanno messo una pezza”, dicono qui, perché l’indomani in alcuni appartamenti i disagi sono ricominciati. “Noi ad oggi siamo ancora al freddo”, racconta un’infermiera che vive all’ottavo piano assieme alla madre novantenne e ad una zia che di anni ne ha ottantasette. Nel suo palazzo c’è anche un disabile ed una signora costretta a letto da un tumore, oltre che diversi bambini. È per questo che i residenti minacciano di organizzare nuove proteste.

Ma le cose non vanno bene neppure negli appartamenti dove il riscaldamento, teoricamente, c’è. È il caso di chi vive al numero 78 di via Smith. “La temperatura – denuncia Cinzia – non è sufficiente a scaldarci”. “Eppure – le fa eco Stefano mostrandoci le ricevute di pagamento delle bollette e degli oneri accessori – non siamo persone morose”. Certo, in questo quadrante popolare, qualche furbetto c’è. Non a caso, all’inizio di novembre, l’Ater aveva ventilato la possibilità di distacco dagli impianti centralizzati per i morosi. E annunciato il pugno duro con gli abusivi: dei circa 48mila appartamenti gestiti dall’Ente, infatti, oltre 6mila sono occupati. “I box qui sotto – ci indica un signore sulla cinquantina – sono tutti occupati e gli inquilini si attaccano abusivamente all’impianto di riscaldamento”.

Ecco perché, adesso, anche tra i regolari c’è chi sta pensando di non pagare più. “Tanto – dicono – a che serve? Ci trattano come se fossimo invisibili”. Nel tempo si sono accumulati problemi vecchi e nuovi che sembrano ormai insuperabili. La signora Maria, ad esempio, non può utilizzare il bagno da due mesi a causa di una perdità d’acqua. È persino crollato un pezzo d’intonaco che ha rischiato di colpirla. Non è la sola. “Il signore che abita al piano terra – ci racconta – ha la casa che casca a pezzi”. Il caso limite però è quello di Francesca e dei suoi quattro figli: “Viviamo senza riscaldamento da sempre”, denuncia. Quando è arrivata nel condominio di via Smith, dodici anni fa, l’impianto di riscaldamento era già rotto. E da allora, nonostante i reclami, nessuno è mai venuto a ripararlo.

Stanotte il più grande le ha chiesto una coperta in più: “Mamma – ha detto – qui fa troppo freddo”.

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