Cronaca locale

Quella "Valle dell'Inferno" rom sorta all'ombra del Cupolone

Roma sa essere davvero sorprendente. All’ombra del Cupolone sorge un quartiere conosciuto come “Valle dell’Inferno” che, ora, è stato letteralmente invaso dagli insediamenti abusivi dei rom

Quella "Valle dell'Inferno" rom sorta all'ombra del Cupolone

Roma sa essere davvero sorprendente. Forse nessuno se lo immaginerebbe ma, all’ombra del Cupolone, sorge un quartiere conosciuto come “Valle dell’Inferno” che, ora, è stato letteralmente invaso dagli insediamenti abusivi dei rom.

Valle Aurelia, dai lanzichecchi ai rom

Stiamo parlando di Valle Aurelia il cui appellativo, secondo alcune ricerche storiche, deriverebbe dall’arrivo dei lanzichenecchi che qui, nel 1527, fecero una carneficina delle truppe pontificie dando origine a un vero e proprio “inferno”. Comunemente, però, si pensa che la denominazione “Valle dell’inferno” derivi dalle 17 fornaci che erano attive fino agli anni ’60 e di cui, ora, restano in piedi solo due esemplari. Una di queste è stata recentemente ristrutturata con l’arrivo del nuovo centro commerciale Aura, costruito per riqualificare il quartiere. A sovrastare il borgo dei fornaciari troviamo Monte Ciocci, un’area verde che ha fatto da sfondo al film capolavoro di Ettore Scola Brutti, sporchi e cattivi con protagonista Nino Manfredi. La pellicola raccontava la storia degli italiani che, negli anni ’60/’70, vivevano nelle baracche di quella che, all’epoca, era considerata una periferia. Ora, a distanza di più di 40 anni, nonostante la presenza della metropolitana e del centro commerciale, le pendici di Monte Ciocci continuano ad essere abitate. Da chi? Ovviamente dai rom che, dopo essere stati sgomberati più di un anno fa per fare spazio al centro commerciale, sono tornati creando l’ennesimo insediamento abusivo.

Valle Aurelia, i mini-appartamenti dei rom

Percorrendo via di Valle Aurelia, oltre alla distesa di motorini abbandonati e alla sporcizia derivante dalla mancata raccolta dei rifiuti, intravediamo più di una baracca. I residenti ci spiegano che i rom hanno occupato un terreno di cui non è chiara la natura pubblica o privata e a cui si accede soltanto dopo aver superato un cancello. Cancello che è stato opportunamente chiuso con un lucchetto dai nomadi. Quando arriviamo sul posto, però, lo troviamo fortunatamente aperto. Attraversiamo un sentiero facendoci spazio tra i rifiuti, scarpe e indumenti recuperati dai nei cassonetti. Non mancano nemmeno le borse, le valigie e i portafogli, segno evidente degli scippi compiuti nella zona o addirittura a San Pietro che dista soltanto tre chilometri. Dei rom, però, non si vede neanche l’ombra. Sono le 11 del mattino e sono tutti “a lavorare”, chi a rovistare nei cassonetti, chi a chiedere l’elemosina e chi a scippare i turisti del Vaticano. Le zanzare sono ovunque e, dato che la puzza rende l’aria irrespirabile, decidiamo di spostarci di qualche centinaia di metri dove, però, troviamo una situazione analoga. Ci imbattiamo in altre tre baracche che, a differenza delle precedenti, hanno l’aspetto di mini-appartamenti con tanto di tavolini e sedie da giardino ma anche qui zanzare, rifiuti e sporcizia sono di casa.

“Io abito qui dal ’62 e ricordo che, da giovane, tutti portavano tranquillamente, i propri figli per giocare. Quando nevicava venivamo qui con lo slittino. Ora non si può più, c’è troppa sporcizia, troppa puzza e troppo degrado”, dice Stefano, un pensionato di 70 anni residente a Valle Aurelia che ci spiega come lo sgombero effettuato anni fa, anche sui binari del ponte, non sia servito. Daniele Giannini, consigliere regionale della Lega ed ex presidente del municipio, denuncia: “Nulla è cambiato rispetto agli anni in cui è stato girato Brutti, sporchi e cattivi.

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