Cronaca locale

Roma, quel "museo" gestito dai rom e sponsorizzato dalla Regione Lazio

Viaggio nell'ex saponificio Mira Lanza di via Tirone, il rudere industriale trasformato in museo e occupato da rom e sbandati

Roma, quel "museo" gestito dai rom e sponsorizzato dalla Regione Lazio

Roma regala sempre delle suggestioni indimenticabili. Anche al di là degli itinerari turistici più gettonati, c’è sempre un angolo, uno scorcio, una curiosità da scoprire. Il sito internet della Regione Lazio, ad esempio, suggerisce un’esperienza immersiva all’interno di una delle tante fabbriche dismesse della Capitale: l’ex saponificio Mira Lanza di via Tirone, in zona Marconi (guarda il video).

Poco importa che si tratti di un rudere pericolante, occupato da decine di nomadi, dove spaccio e roghi sono all’ordine del giorno. Qualcuno alla Pisana si era messo in testa di fare dell’inclusione a basso costo (23mila euro) realizzando all’interno dell’ex complesso industriale “un museo da visitare vestiti comodi” con l’aiuto di un collettivo di artisti. Era il 2016. Già all’epoca, infatti, la Mira Lanza era occupata e il problema della sua riqualificazione pesava sulle casse regionali e comunali. Per restituire una parvenza di dignità a quel luogo apocalittico, allora, venne chiamato un illustre graffitaro francese, tale Seth, che realizzò sui laterizi sbrecciati una serie di opere. E il compito di gestire il nuovo “polo museale” venne affidato ad uno degli occupanti, Tito, che di professione faceva il parcheggiatore abusivo a piazzale della Radio.

Oggi quei murales si intravedono appena e le condizioni della Mira Lanza si sono ulteriormente deteriorate. A riaccendere i riflettori sull’ex saponificio è stato un recente giro di arresti. Approfittando dell’abbandono di quel luogo, infatti, un gruppo di nordafricani irregolari avevano preso a spacciarci dentro. Ed è solo l’ultimo capitolo di una storia che va avanti da decenni e su cui sono stati versati fiumi di inchiostro e parecchi soldi pubblici. L’ultimo sgombero risale allo scorso marzo, con sessanta persone identificate e diversi utensili da scasso sequestrati. Ad aprile però i sigilli apposti dalla polizia locale erano già stati rotti e nello stabile pericolante l’illegalità era tornata a farla da padrone.

Una situazione che è rimasta invariata nel tempo e che è possibile toccare con mano fingendosi interessati a vedere i murales di Seth.



Quando entriamo nell’ex Mira Lanza, infatti, ad accoglierci ci sono cumuli di spazzatura, un tappeto di escrementi umani e decine di baracche. Sono ben due le comunità rom che vivono stabilmente nell’ex complesso industriale. “Siamo qui per vedere i graffiti”, diciamo all’uomo che ci viene incontro. “Il custode non c’è - ci risponde - però se volete posso accompagnavi io”. Inizia così il nostro tour degli orrori. Non c’è nulla di bello da vedere. Solo miseria, sporcizia, soffitti crollati, carcasse di animali e cibo in decomposizione, odori nauseabondi, umidità e buio. La maggior parte delle opere non è nascosta da montagne di immondizia. In altri casi, invece, ci si deve accontentare di guardarle a distanza perché si trovano in aree pericolanti, oppure perché il sentiero è minato da carcasse di topo e deiezioni umane. “Non abbiamo il bagno - si giustifica il nostro cicerone - così la facciamo qui”. Non c’è neppure la corrente elettrica. Ci si scalda con la benzina e si cucina con le bombole del gas. Lo sa bene Piergiorgio Benvenuti, presidente di EcoItaliaSolidale, che nel corso di un sopralluogo ha assistito all’esplosione di una bombola.

“Questa - dice Benvenuti indicando ciò che rimane della residenza artistica - non è una riqualificazione, è uno sperpero di denaro pubblico, una presa in giro. Noi - prosegue - chiediamo la messa in sicurezza e la riqualificazione dell’area”. La pensano così anche Vanda e Francesca, entrambe residenti nei pressi dell’ex complesso industriale, costrette a serrare le imposta ad ogni rogo. Ed è sulla stessa lunghezza d’onda anche Daniele Catalano, consigliere dell’XI Municipio, che rivendica una soluzione definitiva per l’ex saponificio e ne approfitta per lanciare una stoccattina a Zingaretti: “Ecco quali sono i risultati del buonismo della sinistra che aveva pensato di poter trasformare questo posto in un museo passandoci una mano di vernice, c’è bisogno di una progettualità seria”. Per lo meno, nel frattempo, visti i molteplici rischi a cui ci si espone entrando, sarebbe il caso che qualcuno evitasse di suggerire ai turisti di andarcisi ad infilare.

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