Cronaca locale

Roma, Salvini rilancia la linea dura contro le occupazioni e mette nel mirino i centri sociali

Sono 22 gli immobili da sgomberare in via prioritaria e, nonostante gli appelli della Raggi a Salvini, nel listone manca CasaPound

Roma, Salvini rilancia la linea dura contro le occupazioni e mette nel mirino i centri sociali

A quanto pare il sindaco di Roma Virginia Raggi si sbagliava quando dipingeva Matteo Salvini come uno più attento a “cambiarsi le felpe” che a lavorare. A Roma, infatti, il numero uno del Viminale ha lasciato che siano le carte a replicare alle accuse. Stiamo parlando di un documento redatto dalla prefettura che La Repubblica ha potuto consultare in esclusiva e che scandisce la roadmap di palazzo Valentini in fatto di sgomberi. Un elenco di sette pagine dove spiccano i nomi dei centri sociali più noti della Capitale. Uno su tutti? Acrobax.

Certo non è la prima volta che viene stilata una lista del genere. Ci aveva già pensato l’allora commissario speciale di Roma, Francesco Paolo Tronca, ad indicare la via maestra: prima gli immobili pericolanti e con richieste di sequestro giudiziario in corso. Era il 2016 e gli edifici da sgomberare erano 74 in tutto, di cui 16 in via prioritaria. Oggi i tecnici della prefettura recuperano quel progetto ma parlano di 88 immobili di cui 22 da liberare a stretto giro. Due addirittura entro agosto, come nel caso delle occupazioni di via Cardinal Capranica, a Primavalle, e via del Caravaggio, in zona Tor Marancia.

Nell’elenco c’è anche il Nuovo cinema palazzo di piazza dei Sanniti, a San Lorenzo, che si aggiudica il quarto posto. Ai numeri otto e nove del listone, invece, incontriamo il già citato centro sociale Acrobax che si trova all’interno dell’ex cinodromo comunale e lo Strike di via Umberto Parini. Nel mirino della prefettura c’è anche l’ex stabilimento del salumificio Fiorucci di via Prenestina. Proprio come è stato per l’ex Mira Lanza, anche qui si è tentato di mettere all’angolo il degrado con l’aiuto di un museo di arte contemporanea gestito dagli abusivi. Una specie di “esperimento artistico” (per dirla come il vicesindaco Luca Bergamo che visitò l’immobile occupato nel 2016) che a distanza di anni sembra decisamente fallito.

Scorrendo gli indirizzi però la Raggi rimarrà delusa: non vi è traccia di via Napoleone III e di CasaPound. L’occupazione “non conforme” finita al centro della querelle tra la prima cittadina e il ministro dell’Interno, per il momento, è salva. D’altronde Salvini non ha mai nascosto che l’edificio occupato dalle “tartarughe frecciate” nel 2003 non ha le caratteristiche per rientrare tra le priorità individuate dal suo dicastero.

Cosa ne sarà invece di chi verrà allontanato dagli edifici? Circa duemila persone, tra cui anche rifugiati, famiglie con bambini ed anziani. La certezza è che non ci si può permettere una seconda ex Penicillina. L’ex fabbrica di via Tiburtina, infatti, a poche settimane dallo sgombero era stata rioccupata da una manciata di abusivi rimasti in strada. Il compito di individuare sistemazioni alternative spetta dunque alla Regione e al Comune, come chiarito dal prefetto uscente Paola Basilone, con la collaborazione dei privati proprietari degli immobili interessati dalle operazioni. Questi ultimi, dopo la pubblicazione del listone, potranno anche fare ricorso al Tar per cercare di scalare qualche posizione.

Altro modo per risalire graduatoria, sennò, è quello di trovare un luogo dove ricollocare gli occupanti.

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