Cronaca locale

Sangue a Pietralata, il quartiere di Roma in balia delle risse tra stranieri

L’ultima rissa tra clochard stranieri ubriachi, scoppiata a pochi metri dalla fermata della metropolitana di Pietralata, è finita nel sangue. E ora i residenti del quartiere lanciano l'allarme sicurezza

Sangue a Pietralata, il quartiere di Roma in balia delle risse tra stranieri

“Le risse ci sono praticamente ogni sera: bevono, spaccano i vetri delle auto, fanno i bisogni in mezzo alla strada, ormai abbiamo paura”. A parlare è una residente del quartiere di Pietralata, alla periferia est della Capitale. Qui, a metà settembre, l’ennesima lite tra clochard ubriachi è finita in tragedia. Era scoppiata come al solito per motivi banali. Ma stavolta un senzatetto romeno è rimasto senza vita in una pozza di sangue, dopo essere stato colpito alla gola con una bottiglia spaccata da un suo connazionale nel parcheggio di un grosso supermercato. Ora sul luogo dell’omicidio c’è un cero acceso accanto ad un piccolo mazzo di fiori, deposto da qualche passante (guarda il video).

“L’assassino lo conoscevo, dormivamo insieme in strada a Ponte Mammolo”, ci dice un suo connazionale che sta bevendo birra assieme ad gruppetto di senzatetto, all’esterno della fermata della metropolitana. “Aveva problemi di testa, poi quella sera aveva bevuto una bottiglia di vino”, continua tentando a fatica di scandire le parole, prima di tornare a stordirsi seduto su un muretto. Sono le otto di sera e nelle aiuole accanto all’insegna della metropolitana c’è un cimitero di bottiglie rotte e cartoni. “Si mettono qui ogni sera, romeni, polacchi e anche qualche italiano - denunciano i residenti - tracannano alcolici fino allo sfinimento e poi succede quel che succede”. Le zuffe nel quartiere sono oramai all’ordine del giorno. E quello che resta delle notti brave è sotto gli occhi di tutti. “Sabato scorso hanno incendiato tutto sopra al supermercato, sono dovuti intervenire anche i vigili del fuoco”, racconta una donna. Sono in tante a denunciare l’insicurezza che regna nel quartiere. Tra loro ci sono anche le mamme dei bambini che frequentano la vicina scuola elementare. “Si radunano davanti alla scuola - dice una di loro - urinano e lanciano le bottiglie di birra al di là del cancello”.

“Qui da me ormai la gente neanche si siede più, perché sente continuamente le urla e teme di ritrovarsi in qualche guaio”, ci spiega, invece, una barista. Sì, perché spesso a trovarsi coinvolti nelle scazzottate sono anche i passanti. Un cinquantenne italiano ci mostra le sue ferite: una alla testa, medicata con dieci punti di sutura, e una sul mento. “Sono stati due rom, uno di loro mi ha colpito con una bottiglia dopo che ero intervenuto per difendere un mio amico che era stato aggredito”, racconta con la voce piena di rabbia. Il punto di riferimento per gli sbandati del quartiere è un minimarket gestito da un cittadino bengalese che ci ripercorre la sera dell’aggressione. “Erano cinque o sei nomadi, alcune donne e altri uomini, lo hanno colpito con violenza”, ci rivela. Sulle vetrate del negozio, rattoppate alla buona, ci sono i segni delle scorribande che si verificano ogni giorno nella zona. “Da me comprano le birre, poi si ubriacano e fanno casino”, denuncia.

La polizia gli ha anche chiesto di limitare la vendita degli alcolici, ma “dire di no è pericoloso”. Anche Abdel si unisce al coro dei residenti che chiedono più sicurezza e che il prossimo 6 ottobre hanno indetto una manifestazione per le vie del quartiere. “Vogliamo accendere i riflettori su questa situazione che sta sfuggendo di mano”, dice Fabrizio Montanini, del comitato di quartiere Beltramelli-Meda-Portonaccio.

A pochi giorni di distanza dal brutale omicidio, in effetti, i capannelli di senza fissa dimora sono ancora accanto alla stazione.

Commenti