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Ron Paul è razzista? Botta e risposta con una giornalista

Durante un'intervista alla Cnn il candidato repubblicano viene martellato da una giornalista che gli chiede conto di alcuni testi imbarazzanti contenuti in una serie di newsletter inviate ai simpatizzanti, negli anni '90, specie contro le persone di colore. Lui si difende: "Lo dico da vent’anni, non le ho scritte io, le rinnego. E basta". Poi se ne va...

Ron Paul è razzista? Botta e risposta con una giornalista

Ron Paul si è tolto il microfono e ha lasciato di stucco la giornalista della Cnn che lo stava intervistando, incalzandolo su alcune pubblicazioni dal contenuto razzista. Uno show per certi versi inaspettato quello del candidato ultraliberista. Ma comprensibile, visto che Paul non ha mandato giù le accuse di razzismo nei suoi confronti. La giornalista Gloria Borger lo martellava chiedendogli conto di alcune frasi molto dure sugli afroamericani, contenute nelle newsletter a pagamento che Paul ha inviato tra gli anni Ottanta e Novanta. Il candidato repubblicano si è difeso strenuamente negando ogni accusa: "L’ho già detto, lo dico da vent’anni. Non le ho scritte io, le rinnego. E basta".

La giornalista però, non contenta della risposta, ha insistito. Più che un'intervista la sua è sembrata una vera e propria requisitoria. Più che in uno studio tv pareva d'essere in un'aula di tribunale. E Paul, sempre più stizzito, se n'è andato.

Gli scritti imbarazzanti

Il contenuto degli scritti è molto pesante. Nelle quattro newsletter (Ron Paul’s Political Report, Ron Paul’s Freedom Report, the Ron Paul Survival Report e Ron Paul Investment Letter) si leggono cose di questo genere: "Il 95% dei maschi neri a Washington sono criminali o semicriminali" oppure "ci dicono che aver paura degli uomini neri è male, ma non è irrazionale". C'è spazio anche per alcune accuse - che già circolavano negli anni Sessanta - contro Martin Luther King: "Adultero che menava le amanti" e "seduceva bambine e bambini". Presa di mira anche la deputata di colore Barbara Jordan, attivista per i diritti civili: "Barbara la scema, la classica vittimologa semi-istruita". Poi una dietrologia sulle origini dell'Aids: "Una cospirazione ordita da Cia e omosessuali". Paul però nega ogni addebito. Non ha scritto lui quelle cose.

Chi conosce Paul è convinto di una cosa: l’inglese del testo è ricco di frasi (battute e giochi di parole) che suonano strane rispetto allo stile del texano. Nel 1996 intervistato da un mensile texano il deputato si assunse la responsabilità di quelle parole e disse che erano state prese "fuori contesto". Nel 2008, invece, assicurò che benché portassero il suo nome quelle cose non erano farina del suo sacco e non rappresentavano il suo pensiero. E' la stessa cosa che sostiene oggi. I media progressisti difendono Ron Paul dicendo che né lui né i suoi amici e sostenitori sono razzisti e bigotti. E spiegano quei testi imbarazzanti in questo modo: i libertari cercavano visibilità e hanno scelto di posizionarsi alla destra del partito repubblicano.

Sufficiente come spiegazione? Basterà aspettare dieci giorni per sapere cosa ne pensano i repubblicani dell’Iowa. Una cosa è certa, quest'attacco frontale della Cnn arriva, puntuale come un orologio svizzero, nel preciso momento in cui Paul è in testa ai sondaggi nel piccolo stato che apre la lunga corsa delle primarie. Solo un caso? Difficile crederlo.

Qualcuno ha tirato fuori dal frigorifero un vecchio dossier e via.

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