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Sailer e la Proell i più grandi Stenmark domina gli slalom

Due austriaci guidano la classifica ideale di 80 anni di sci. Colò, Thoeni, Tomba, Compagnoni e Kostner tra i grandi

Sailer e la Proell i più grandi Stenmark domina gli slalom

Rolly Marchi

O ttanta e più anni di sci alpino, pensieri, medaglie, imprese, graduatorie di merito, non è da poco. Però molto meno arduo sarebbe scrivere giudizi o meriti e considerazioni su altri sport quali ad esempio l’atletica leggera, il nuoto, anche il ciclismo e molti altri. Chi salta più in alto è il più bravo, lo dice la misura, chi fa un record del mondo nel nuoto è il più veloce. Facile attribuire l’aggettivo di grandissimo all’americano Mark Spitz che ai Giochi di Monaco guadagnò addirittura sette medaglie d’oro. Lo sci no. Le discipline erano tre fino a qualche anno fa, poi si è aggiunto il SuperG. Una volta c’erano le vere combinate discesa-slalom poi le hanno quasi abolite, ora le hanno recuperate in un modo più facile che a me non del tutto convince. Poi ci sono anche gli infortuni che interrompono o pesano su una carriera. Fanno parte dello sci alpino, dell’audacia, del rischio e della velocità, e quindi non devono sorprendere più di tanto, però talvolta mi chiedo: quanto di più avrebbe vinto Deborah Compagnoni se le sue ginocchia non fossero state riformate addirittura due volte. Quale monumento sarebbe Hermann Maier se non si fosse fracassato una gamba?
Ho visto le prime gare negli anni Trenta, ho cominciato a scrivere di Olimpiadi nel 1948, quindi in queste mie considerazioni di merito di uomini e donne parto da lontano quando gli ski erano di legno e gli attacchi di sicurezza ne garantivano assai poca. La più remota delle fuoriclasse è indubbiamente Christel Cranz campionessa in cinque edizioni dei mondiali negli anni Trenta e oro olimpico nel 1936. Lo sarebbe stata anche nel 1940 e forse nel ’44 se la Guerra mondiale non avesse cancellato i Giochi. Altro fuoriclasse tra i miei primi idoli è il nostro Zeno Colò, anche lui attardato dalla guerra ma poi capace di vincere due ori e un argento ai campionati del mondo 1950 e l’oro olimpico nella discesa nel 1952 oltre ad alcune sfide memorabili quali l’Arlberg-Kandahar del 1949 e del ’51.
Ma è possibile teorizzare chi sia stato il più grande di tutti i tempi? La risposta al femminile è più facile: Anne Marie Moser-Pröll, campionessa olimpica e anche argento in un’altra edizione, capace di vincere in ogni tipo di specialità e per un totale di 69 vittorie! Aggiungendo pure che fra le Olimpiadi di Sapporo 1972 e Lake Placid ’80 ha dovuto rinunciare a quelle di casa sua del 1976 a Innsbruck. E i maschi? Anche qui non sono frenato da alcun dubbio, il suo nome è Toni Sailer, austriaco come Anne Marie e capace di vincere in quattro inverni giovanili tre ori olimpici, primo nella storia, ai Giochi di Cortina d’Ampezzo, due ori e un argento mondiali, più - ovvio - l’oro della grande combinata ai campionati del mondo 1958, quattro vittorie al classico Lauberhorn, tre nella sua Kitzbühel e anche una discesa alla 3Tre a Campiglio nel 1955 quando aveva appena compiuto i 19 anni. A 22, «avendo vinto tutto e non sapendo perché avrei dovuto continuare», ha salutato i colleghi e ha smesso di infilarsi un pettorale.
In questa pagina ci sono campioni e campionesse da me scelti, sei per specialità. C’è Stenmark che ha dominato gli slalom (46 giganti e 40 speciali solo in coppa), ma non faceva le discese. C’è chi ha vinto più di Deborah Compagnoni, ma la sua incommensurabile grandezza sta anche nell’aver interrotto la carriera in due casi per infortunio e uno per malattia ed essere - una rarità - comunque riuscita a guadagnare tre ori in tre Olimpiadi. Ma un posto speciale nel mio cuore resterà sempre per una campionessa dolcissima e spiritosa che non posso scordare: Ulli Maier, due volte mondiale, che a Beaver Creek alla domanda perché quel giorno fosse stata così perfetta,rispose sorridendo: «Siamo partiti bene e siamo riusciti a scendere fino in fondo senza mai sbagliare». «Perché, chi era vicino a lei, il suo allenatore? L’angelo custode?». «No, eravamo in due perché da quattro mesi ho un bambino con me» e indicò il suo ventre.

Nessuno lo sapeva fino a quel momento.

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