Salute

«Il 90% dei pazienti non vive da disabile»

Il professor Comi: «Non si guarisce, ma la malattia si può tenere sotto controllo»

Se in Italia la qualità di vita dei malati di sclerosi multipla è migliorata negli ultimi dieci anni è anche merito di Giancarlo Comi, a capo della divisione di neurologia dell'ospedale San Raffaele di Milano, del Centro per la sclerosi multipla e professore all'Università Vita e Salute.

Professor Comi, cosa significa avere la sclerosi multipla oggi rispetto a un tempo?

«Dieci anni fa ricevere la diagnosi di sclerosi multipla equivaleva a rassegnarsi a vivere da disabili nella quasi totalità dei casi. Oggi la prospettiva è del tutto cambiata, siamo in grado di evitare attacchi, allontanando la disabilità nel 90% dei pazienti».

Come?

«Prima avevamo a disposizione solo l'interferone, oggi abbiamo più di una quindicina di farmaci. La case farmaceutiche hanno investito molto e stiamo aspettando due nuove terapie che a breve saranno messe in commercio».

Ci sono anche più strumenti per la diagnosi?

«Ora abbiamo a disposizione degli indicatori che ci dicono come calibrare le terapie, se può servire una terapia aggressiva o meno per domare la malattia prima che si sia radicata nel corpo. Purtroppo bisogna capire che non esistono terapie innocue che non creino problemi all'inizio».

È presto per poter parlare di guarigione, vero?

«Però se la malattia viene diagnosticata in modo precoce, è possibile trattarla e tenerla sotto controllo».

Solo con i farmaci? Senza interventi in sala operatoria?

«C'è stata una sperimentazione in tal senso ma non ha portato ai risultati pensati. La sala operatoria si è rivelata inutile».

Qual è la prossima sfida?

«Sta per partire un nuovo e consistente piano di investimenti per proseguire la ricerca nei prossimi cinque anni. Si tratta di un lavoro comune tra le società contro la sclerosi multipla di più paesi. Io sarò uno dei coordinatori della rete. È un'alleanza tra i ricercatori per le forme progressive della sclerosi».

Quali risultati ci possiamo aspettare?

«Lavoreremo su tre fronti. Cercheremo di capire cosa sta alla base della sclerosi, puntiamo a individuare nuovi marcatori, potenzieremo gli interventi riabilitativi e sintomatici».

MaS

Commenti