Salute

La crioablazione evita gli emboli nella fibrillazione grave dell'atrio

Luisa Romagnoni

Un battito cardiaco irregolare, caotico accelerato. A provocarlo è la fibrillazione atriale. La forma di aritmia più frequente nella popolazione. Chi ne soffre può percepire palpitazioni, senso di stordimento, difficoltà nella respirazione. Spesso la patologia si sviluppa in modo asintomatico, aumentando il rischio embolico associato: si stima che circa il 20% degli ictus siano legati alla fibrillazione atriale. L'avanzamento terapeutico a livello interventistico, oggi è rappresentato dalla crioablazione, una tecnica ablativa che sfrutta l'energia del freddo, conosciuta in medicina da molti decenni, ma di recente applicazione in ambiente cardiovascolare. La conferma della sua efficacia, arriva ora da uno studio clinico, Fire and Ice, pubblicato di recente anche sul The New England Journal of Medicine e presentato nel corso del congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc), tenutosi di recente a Roma. Tra i partecipanti al trial, il professor Claudio Tondo, direttore del Cardiac Arrhythmia Research Center del Cardiologico Monzino di Milano che commenta: «Lo studio Fire and Ice rappresenta la più importante analisi randomizzata di confronto tra la tecnica crioablativa e quella convenzionale a radiofrequenza, nel trattamento di pazienti sintomatici per fibrillazione atriale parossistica (aritmia periodica). Il lavoro dimostra un'efficacia clinica quantomeno paragonabile tra le due metodiche, ma sottolinea come la crioablazione possa costituire un approccio più rapido e semplificato». Analisi aggiuntive allo studio hanno rivelato inoltre, come i pazienti sottoposti a crioablazione, abbiano avuto meno riospedalizzazioni nell'anno successivo, meno recidive e minor necessità di cardioversioni elettriche. «L'intervento mininvasivo di crioablazione, consiste nell'introdurre per via venosa un palloncino all'interno delle vene che viene poi gonfiato e raffreddato a circa -40° per 3 minuti», aggiunge Tondo. «Si produce in questo modo una sorta di ibernazione dell'area malata che viene isolata dal resto del cuore».

In Italia sono circa 500mila le persone che soffrono di fibrillazione atriale e almeno 60mila i nuovi casi ogni anno.

Commenti