Salute

La depressione «predilige» i più creativi (e li colpisce)

Secondo uno studio questi pazienti hanno il 25% di probabilità in più di ammalarsi

di Daniela Uva

È uno dei mali più diffusi del nostro tempo. Solo in Italia, secondo gli ultimi dati forniti dall'Istat, colpisce almeno una volta nella vita il 4,3 per cento della popolazione. Soprattutto anziani e donne. Partendo da queste evidenze diversi studi scientifici hanno permesso di tracciare l'identikit delle persone più soggette alla depressione. Fra queste, secondo lo svedese Karolinska Institutet, ci sono i soggetti più creativi. La ricerca, condotta su un milione 200mila pazienti e sulle loro famiglie, ha permesso di dimostrare che esiste una correlazione diretta fra questa patologia e diversi altri disturbi della sfera psichica - e la tendenza a lavorare nei settori creativi. In generale queste persone hanno il 25 per cento di probabilità in più di sviluppare disturbi depressivi.

PREVENZIONE CON I LIBRI

Naturalmente la creatività è solo uno dei fattori associati alla malattia. Determinante, in alcuni casi, è anche il livello di istruzione. Più questo è basso più aumenta il rischio. Sempre secondo l'Istat nel nostro Paese chi ha raggiunto titoli di studio superiori o universitari ha il 2,8 per cento di probabilità di sviluppare depressione maggiore e il 3,2 per cento di possibilità di evidenziare disturbi più lievi. Ma mano il livello culturale scende le percentuali toccano rispettivamente il 4,4 e il 9,2 per cento. Fra gli over 65 meno istruiti si supera il 15 per cento. E la metà di loro non si cura. «E' difficile avere una stima certa di quante persone non seguono terapie conferma Bernardo Carpiniello, direttore del reparto di Psichiatria dell'università di Cagliari -. Si calcola che almeno il 50 per cento dei malati non faccia richiesta di cura o lo faccia con molto ritardo».

Ma chi è più soggetto a sviluppare la malattia? In assoluto sono gli over 75 (19,5 per cento dei casi), seguiti da over 65 (13,1 per cento) e giovani fra 15 e 34 anni (1,9 per cento). In totale, secondo l'ultimo rapporto dell'istituto di statistica, i depressi italiani sono 2,8 milioni. Particolarmente esposte sono le donne: il 23 per cento delle over 75 è soggetto a disturbi, contro il 14,2 per cento degli uomini. A rischio anche i più poveri: sopra i 15 anni di età la depressione colpisce il 6,9 per cento dei cittadini meno abbienti, fra quelli più ricchi la percentuale cala al 3,8 per cento.

IL SESSO FA LA DIFFERENZA

«I fattori di rischio sono molteplici prosegue l'esperto -. A pesare in particolare sono il sesso, la familiarità genetica, gli eventi stressanti di perdita, l'uso di sostanze e alcune patologie fisiche. Le donne sono in assoluto le più colpite a causa di fattori ormonali e della loro maggiore vulnerabilità psicobiologica allo stress». E poi, naturalmente, fra i fattori di rischio c'è anche il successo. Come dimostra la scomparsa prematura di molti artisti della scena internazionale. «La fama in alcuni casi può essere paragonata a un evento stressante conferma Carpiniello -. Succede in particolare alle persone che, in funzione della loro personalità, vivono il proprio successo con una valenza negativa». In tutti questi casi arrivare a una diagnosi e cominciare un percorso di cura non è facile. Motivo per il quale circa la metà dei malati non prende provvedimenti o li prende con estremo ritardo.

LA TERAPIA DELL'AFFETTO

«Ancora oggi la depressione è per molti ancora un tabù dice ancora il medico -. Esiste il timore di essere stigmatizzati come persone malate, deboli e incapaci. Per altri ancora la depressione non è una vera patologia, ma semplicemente un momento di crisi che andrebbe superato con le sole proprie forze». E invece di fronte ai primi disturbi bisognerebbe intervenire tempestivamente. «Se ci si rende conto di essere esposti la cosa più ovvia è modificare gli stili di vita, l'abuso di alcol, l'atteggiamento troppo competitivo sul lavoro precisa -. Una dieta equilibrata e un'attività fisica regolare sono di aiuto. Ovviamente è fondamentale consultare uno psichiatra per capire se si è superato il livello di guardia e si è ormai passati dal rischio alla depressione conclamata».

Senza dimenticare che l'appoggio delle persone care può fare la differenza. «La presenza di supporti sociali è associata a un minor rischio e a un più facile recupero conclude -. L'importante, per chi cerca di aiutare una persona malata, è non minimizzare la depressione, non colpevolizzare e non dare consigli controproducenti.

Bisogna invece aiutare il paziente prendere coscienza del problema e della necessità di affidarsi a una persona esperta».

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