Salute

LOTTA AI TUMORI Il limone batte l'arancia

Maria Sorbi

Limoni battono arance. Dopo una vita in secondo piano rispetto alle regine degli agrumi, ora puntano dritti al riscatto. Conquistando anche un ruolo da protagonisti sui banchetti della raccolta fondi per finanziare la ricerca contro il cancro.

Ed è proprio all'interno di un menù attento alla prevenzione che i limoni danno il meglio di sé. Recenti studi in vitro hanno dimostrato che il segreto sta tutto racchiuso nella scorza. È lì che si nasconde il limonene, «chemioterapico» naturale che sembra dare un buon contributo contro la proliferazione delle cellule tumorali.

La sostanza desta particolare interesse all'interno dei laboratori perché è selettiva. Cioè, sembra in grado di limitare la moltiplicazione ed indurre la morte di alcune cellule tumorali senza avere effetti dannosi sulle cellule sane. Di contro l'arancia viene a volte esclusa dalle diete dei pazienti oncologici perché contiene poliammine, molecole che stimolano la proliferazione indistintamente di tutte le cellule, quindi teoricamente anche quelle tumorali. Così come tutte le solanacee, tra cui anche pomodori, melanzane e peperoni.

Chi consiglia di evitare questi vegetali lo fa però in via precauzionale perché non esistono studi che abbiano dimostrato un effetto negativo di un alimentazione varia che includa anche agrumi e solanacee in pazienti oncologici.

NON SOLO VITAMINA C

Detto questo, va sfatato il luogo comune per cui arance e limoni facciano bene solo perché ricchi di vitamina C. Negli spicchi c'è molto di più: ci sono alleati contro le infiammazioni, contro i calcoli renali, contro la depressione. «La vitamina C - spiega la biologa nutrizionista della fondazione Umberto Veronesi, Elena Dogliotti - oltre a rafforzare le difese immunitarie, ha un ruolo chiave nella formazione del collagene e migliora la biodisponibilità del ferro inorganico, quindi è fondamentale per equilibrare una dieta vegana o vegetariana, dove altrimenti l'apporto di ferro rischia di essere troppo basso. Il succo e la buccia dei limoni fanno bene per svariate ragioni.

Di contro, non vanno bene, così come anche i pompelmi, in altre situazioni. Ad esempio quando ci sono problemi di ulcera gastrica o reflusso e particolare acidità o quando si stanno assumendo farmaci come statine, farmaci per l'ipertensione, pillole anticoncezionali. In questo caso gli agrumi interferiscono sugli effetti amplificandoli o riducendoli».

Uno dei segreti degli agrumi sta nel beta carotene, pigmento responsabile del colore giallo-arancio dei vegetali e con un'ottima azione antiossidante. Di fatto è il precursore della vitamina A, fondamentale per la vista e per i processi di crescita e riparazione all'interno delle cellule. E poi ci sono le antocianine, pigmenti amici del nostro sistema cardiovascolare, presenti nelle arance rosse, la luteina e la zeaxantina: sono carotenoidi in grado di proteggere la retina dai danni delle radiazioni luminose. Un po' come fa anche la criptoxantina che rafforza anche le mucose contro i radicali liberi.

L'acido citrico, che dà il sapore aspro ai frutti, è una sostanza acida che interviene in vari processi biologici come la produzione di energia, è dotato di attività antiossidante e viene usato molto come conservante. È anche antibatterico e diuretico.

FALSI MITI

Bisogna poi sfatare alcune dicerie popolari sugli agrumi. Un po' di limone, si pensa, aiuta a digerire. «Non è vero - smentiscono i nutrizionisti - Ma un utile conseguenza dell'utilizzo del limone in cucina é quello di insaporire i piatti senza usare troppo sale». Le arance alla sera non vanno mangiate perché sono troppo pesanti. «Altro errore: dipende da soggetto a soggetto e, in ogni caso, è meglio mangiarle prima di cena».

I limoni e i pompelmi (così come l'ananas) aiutano a bruciare i grassi? «Consumare frutta così come la verdura, fornisce fibra che aumenta il senso di sazietà e aiuta nel controllo della glicemia.

Piuttosto gli agrumi - dicono i medici - possono creare un'alternativa allo zucchero a tavola, nelle bevande o nelle torte, anche in piccole quantità».

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