Salute

Lotta al tumore polmonare

In un paziente su tre si ottiene la riduzione della neoplasia

Luigi Cucchi

Il cancro polmonare va combattuto soprattutto con la prevenzione e le diagnosi precoci. Questa neoplasia colpisce molti pazienti anziani con sintomi quali tosse, affanno, dolore e astenia. La terapia comporta un miglioramento dei sintomi. Alla World Conference on Lung Cancer sono stati presentati i dati del programma di studi clinici Abound. Chiediamo quali sono le evidenze emerse dalle più avanzate ricerche al professor Cesare Gridelli, direttore di onco-ematologia all'ospedale Moscati di Avellino e presidente dell'Associazione italiana di Oncologia toracica (AIOT).

«I primi dati relativi all'attività antitumorale di carboplatino - ab-paclitaxel confermano la riduzione del tumore in un paziente su tre, la buona tollerabilità del farmaco, la riduzione dei sintomi e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti trattati. I dati riguardanti la sopravvivenza sono attesi entro la prima metà del 2017. Le prospettive future vedono proprio per questi pazienti trattamenti meglio tollerati e che potranno allungare la sopravvivenza. In futuro a questa associazione di farmaci si aggiungerà un immunoterapico come atezolizumab. Al momento è molto importante l'evidenza che questa associazione di farmaci rappresenta uno dei principali schemi chemioterapici in associazione all'immunoterapia consentendo di trattare pazienti difficili e di sviluppare terapie efficaci e tollerate». Dal punto di vista clinico si è soliti distinguere due tipologie principali di tumore del polmone che insieme rappresentano oltre il 95% di tutte le neoplasie che colpiscono questi organi: il tumore polmonare a piccole cellule (detto anche microcitoma, 10-15%) e il tumore polmonare non a piccole cellule (il restante 85% circa), entrambi originati dal tessuto epiteliale che riveste le strutture.

Il tumore a piccole cellule prende origine dai bronchi di diametro maggiore, è costituito da cellule di piccole dimensioni e si presenta in genere nei fumatori, mentre è molto raro in chi non ha mai fumato. La sua prognosi è peggiore rispetto a quella del tumore non a piccole cellule anche perché la malattia si diffonde molto rapidamente anche in altri organi.

Il tumore non a piccole cellule è a sua volta suddiviso in tre principali tipologie: il carcinoma spinocellulare (detto anche squamocellulare o a cellule squamose) rappresenta il 25-30% dei tumori del polmone e nasce nelle vie aeree di medio-grosso calibro dalla trasformazione dell'epitelio che riveste i bronchi provocata dal fumo di sigaretta. È questo il tumore polmonare con la prognosi migliore. L'adenocarcinoma si presenta invece in circa il 35-40% dei casi e si localizza, al contrario dei precedenti, in sede più periferica e cioè a livello dei bronchi di calibro minore. È il tumore polmonare più frequente tra chi non ha mai fumato e talvolta è dovuto alla presenza di cicatrici polmonari, dovute sovente a vecchie infezioni tubercolari o a pleuriti.

Il carcinoma a grandi cellule è meno frequente (10-15%) e può comparire in diverse aree del polmone. In genere tende a crescere e a diffondersi piuttosto rapidamente. Nel restante 5% dei casi il tumore non prende origine dall'epitelio, ma da tessuti diversi come, per esempio i tessuti nervoso ed endocrino (in questo caso si parla di carcinoide polmonare di origine neuroendocrina) o linfatico (in questo caso si tratta di linfoma polmonare).

La diagnosi precoce di questa neoplasia rende più efficaci le cure.

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