Salute

MEDICINA E SALUTE

di Maria Sorbi

Sfatiamo subito un luogo comune: non è vero che il sole ci fa male. Anzi, ne abbiamo bisogno. Dobbiamo solo imparare a prenderlo nel modo giusto. Che non vuol dire né stare perennemente sotto l'ombrellone né cospargersi di protezione 50 super totale e schermante. Ma prendere qualche accortezza e preparare la pelle già da qualche settimana prima rispetto alla vacanza al mare. Parola di Antonino Di Pietro, direttore scientifico dell'istituto dermoclinico Vita Cutis e «dermatologo solare», come lui stesso si definisce. Già, perché è il primo a non demonizzare il sole. Tuttavia mette in guardia, senza sconti, dalle ustioni, che definisce «dannose quanto il fumo di sigaretta». «Mai sottovalutare un'ustione - spiega Di Pietro - I raggi ultravioletti entrano come spilli nelle cellule, possono raggiungere il Dna e alterarlo. Questo significa che le cellule alterate possono dare origine alle macchie della pelle e alle cheratosi, oppure diventare melanomi, entrare nei vasi sanguigni, arrivare agli organi nobili e riprodursi in metastasi. Insomma, i danni possono essere gravi e permanenti, per questo è molto importante proteggersi». I rimedi per difendere la pelle sono tanti. Prima di spendere soldi in creme e spray, è bene informarsi e magari cambiare le abitudini di sempre. Ad esempio, i medici consigliano di modificare un po' l'alimentazione e, oltre a spalmarsi protezioni varie, di affidarsi a qualche integratore per via orale. La «conquista della spiaggia» si fa passo passo, sottoponendo la pelle a un vero e proprio allenamento a tappe. Ed è molto più semplice della tortura della «prova costume».

ABBRONZARSI COL DESSERT

Oltre alle carote, ricche di betacarotene, un buon modo per allenare la pelle all'esposizione ai raggi Uv è riempirsi il piatto di frutti di bosco e frutta colorata, cioè quella estiva, dalle ciliegie alle albicocche, a conferma che la natura ci viene incontro e ci dà la cura più adatta. Il motivo? La frutta contiene i flavonoidi che sono una protezione naturale, antiossidanti e antinfiammatori e un alleato per agevolare la circolazione.

Per inframezzare l'esposizione al sole, può essere un toccasana anche una pausa in pineta. Non solo per il fresco e l'ombra ma soprattutto perché tra le piante si può respirare a pieni polmoni il picnogenolo, contenuto nella corteccia dei pini marittimi e ideale per agevolare la microcircolazione. Fanno molto bene anche tutti gli alimenti che contengono rame (salmone, molluschi, avena, avocado, noci) e i pomodori, soprattutto semini e buccia: sono ricchi di licopene, hanno proprietà antiossidanti e sono in grado di migliorare l'ossigenazione delle cellule che producono melanina, il pigmento che protegge la pelle dai raggi ultravioletti ed è artefice della tintarella. E poi non tutti sanno che sono molto ricchi di flavonoidi anche i tagete, nome che all'apparenza non dice nulla: si tratta di fiori comunissimi, gialli, rossi e arancioni, in commercio in capsule o in olio.

QUALE SPRAY SCEGLIERE

«Uno dei primi consigli che do alle mie pazienti - spiega Antonino Di Pietro - è cominciare a utilizzare creme che irrobustiscono la pelle già da qualche settimana prima rispetto all'esposizione al sole. Le marche sono tante ma è bene controllare che le creme contengano la fospidina, che rende più forti le cellule». Anche la glucosamina è fondamentale alla salute dermatologica: si tratta del costituente dell'acido ialuronico ma è costituito da particelle talmente microscopiche che sono in grado di penetrare a fondo nella pelle e non restano in superficie.

E poi ci sono le creme schermanti, quelle che servono a difenderci dai raggi infrarossi, cioè i raggi che passano anche attraverso vestiti, ombrellone, creme e vetri dell'auto. Altrettanto pericolosi e possibili artefici di melanomi. «Oltre a spalmarsi con le creme - spiega il dermatologo - è importante bagnarsi spesso durante l'esposizione al sole, con docce frequenti, spruzzini e bagni in mare. I raggi infrarossi infatti si possono fermare abbassando la temperatura della pelle ed evitando di arrivare a un suo surriscaldamento». Veniamo a un altro punto dolente: la scelta del grado di protezione. La 50 sembra troppo alta e viene esclusa da chi magari può trascorrere poco tempo al sole e cerca di sfruttare al meglio ogni minuto per abbronzarsi. «Posso capire - ammette Di Pietro - ma almeno bisogna affidarsi a una protezione 30 e soprattutto bisogna prepararsi in anticipo». Infine il capitolo dei dopo-sole, che spesso vengono sottovalutati. I dermatologi invece li stanno rivalutando perché aiutano la pelle a recuperare e ridurre più velocemente lo «stress» a cui è stata sottoposta, soprattutto perché sono lenitive e rinfrescanti.

A loro si affida un compito fondamentale: reidratare i tessuti dopo una giornata di secchezza causata dal sole (e magari dal sale del mare).

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