Salute

Scoperto il gene della disfunzione erettile

Una nuova ricerca statunitense ha individuato una variante genetica parzialmente responsabile della disfunzione erettile: gli uomini con questa peculiarità hanno il 26% in più di probabilità di manifestare il disturbo

Scoperto il gene della disfunzione erettile

La disfunzione erettile è un problema che colpisce sempre più uomini in ogni parte del mondo: può dipendere da vari fattori, non ultimo quello genetico. Una nuova ricerca, infatti, ha individuato una variante genetica parzialmente responsabile del disturbo. Ciò potrebbe ovviamente aiutare a migliorare il trattamento: circa il 50% degli uomini affetti da problemi d'erezione, infatti, oggi non rispondono efficacemente alle soluzioni farmacologiche esistenti.

Lo studio, che di recente è stato pubblicato sulla rivista statunitense Proceedings of the National Academy of Sciences, ha evidenziato come gli uomini che hanno una copia di questa variante presentino un rischio maggiore del 26% di disfunzione erettile. Secondo il genetista Eric Jorgenson, autore principale del suddetto studio, quelli che hanno due copie, invece, presentano un rischio elevato, che arriva al 59%. La ricerca sulla disfunzione erettile è stata basata su un database di 36.649 pazienti del Kaiser Permanente Northern California e convalidata dai risultati di un secondo database in Gran Bretagna. Da quanto è emerso, questa variante genetica comprende da sola il 2% del rischio di impotenza.

Lo stesso Jorgenson ha dichiarato all'AFP: "Sappiamo che ci sono altri fattori collegati alla disfunzione erettile tra cui il fumo, l'obesità, il diabete e le malattie cardiovascolari, e gli uomini che affrontano questi fattori possono ridurre il rischio. Poiché la regione che abbiamo identificato nel genoma umano sembra agire indipendentemente da questi fattori di rischio, lo sviluppo di nuovi trattamenti mirati alla variazione di questa posizione genetica potrebbe essere di aiuto per quegli uomini che non rispondono al trattamento attuale".

Secondo un altro studio americano risalente al 2007, il rischio medio della popolazione è di uno su cinque uomini e questo rapporto, da ciò che si è potuto notare, aumenta con l'avanzare dell'età.

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