Salute

Se le ferite non si rimarginano

Ben 140 patologie ostacolano la cicatrizzazione delle lesioni croniche

Luigi Cucchi

«Una lesione cutanea cronica è una ferita che guarisce con difficoltà, poiché alla base vi è una malattia che non consente di cicatrizzarla completamente: si calcola siano circa 140 le patologie in grado di non far guarire una lesione», dichiara Elia Ricci, vice direttore del master in vulnologia all'università degli Studi di Torino. «Mancando un registro nazionale, è difficile quantificare i costi: sappiamo tuttavia che questa problematica assorbe il 50% del tempo dedicato all'assistenza domiciliare; i casi più gravi giungono in ospedale. In Italia la gestione delle ferite è ancora molto frammentaria: serve un approccio interdisciplinare condiviso, che crei sinergia tra i vari operatori del settore Wound Care. Tenendo conto delle diverse tipologie di lesioni, sarebbe importante che tutti gli specialisti, anche esterni al settore, collaborassero con il vulnologo per integrare le rispettive competenze. Il mio auspicio è che alla vulnologia venga in futuro riconosciuta la dignità di insegnamento e che sia inserita nei corsi di laurea in medicina». Alcune ferite cutanee come le ulcere arteriose, le piaghe da decubito, il piede diabetico guariscono con molta difficoltà, sanguinano, si infettano e rappresentano una vera condanna per molti pazienti. Quando la pelle subisce una ferita le proteine e i fattori di crescita si attivano nel processo di riparazione e provvedono alla rigenerazione della pelle. In presenza di alcunepatologie e di una scarsa vascolarizzazione dei tessuti la pelle perde le sostanze biologiche necessarie a questo processo e la guarigione diventa lunga e problematica. Nei diabetici le ulcere al piede sono responsabili dell'87% delle amputazioni non traumatiche e la mortalità a 3 anni può raggiungere il 50% dei pazienti. In Italia oltre 2 milioni di persone soffrono di una lesione cutanea cronica, con ripercussioni sulla qualità di vita: nel 75% dei casi si tratta di over 70, ma il fenomeno non risparmia persone più giovani (nel 20% dei casi, adulti tra 40 e 70 anni) e bambini (5%).

In questo scenario, il sito «CuraLaFerita» si propone come uno spazio di informazione e aggiornamento sulle diverse tipologie di lesioni cutanee e sulla loro adeguata valutazione e gestione. Sviluppato con l'endorsement di diverse società scientifiche e associazioni , è suddiviso in due aree tematiche:_ la prima sezione ospita casi clinici, focus di approfondimento, schede di counselling sul corretto utilizzo delle medicazioni, approfondimenti di farmacoeconomia. L'area pubblica, invece, contiene news e informazioni pratiche sul tema delle ferite acute, croniche e post chirurgiche:. «Con CuraLaFerita abbiamo voluto creare uno strumento di informazione e conoscenza, basato sulla medicina dell'evidenza», spiega un componente del board scientifico del sito, Ciro Paolillo, medico di Pronto Soccorso presso l'Azienda Sanitaria universitaria Integrata di Udine. Chi accede al portale trova ciò che è opportuno fare nel processo di presa in carico del paziente con ferita. Un obiettivo, quest'ultimo, di particolare valore se si considera che per le ferite croniche ad oggi non esistono protocolli e modelli organizzativi condivisi, che favoriscano un trattamento uniforme su tutto il territorio nazionale. La sfida per il futuro è delineare percorsi di diagnosi e cura fondati sulla logica della stewardship, un nuovo modello di organizzazione dell'assistenza con presa in carico multidisciplinare del paziente ed una maggiore integrazione tra le varie figure professionali coinvolte.

Le ferite croniche non vanno sottovalutate.

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