Salute

La seconda vita del pesce Gli scarti curano pelle e ferite

Altro che pattumiera Scaglie e cartilagini sono fondamentali per rigenerare tessuti, trattare la psoriasi e rimpolpare le gengive

Maria Sorbi

Che il pesce faccia bene alla salute è risaputo. Ma è meno nota l'importanza dei suoi scarti. Eppure, tutto ciò che solitamente viene smaltito e gettato in pattumiera si sta rivelando molto utile in medicina. Innanzitutto perché costa poco ed è totalmente sostenibile. E poi perché ha proprietà molto spiccate per la rigenerazione dei tessuti e per curare le ferite.

Cartilagini, ossa, scaglie sono un autentico jolly, ricche come sono di omega 3, collagene e proteine. Una volta trattate e disinfettate, possono essere trasformate in pomate e bendaggi naturali utili a far riemarginare le ulcere, ad accelerare il processo di guarigione delle ferite, a trattare le piaghe e le lacerazioni causate da diabete. O ancora, servono a guarire eczemi, psoriasi e dermatiti, a trattare difetti osteoarticolari o a rimpolpare il tessuto molle che sostiene i denti.

LA FARMACIA MARINA

La fauna marina è una miniera d'oro e ogni suo elemento ha una caratteristica: i crostacei sono ricchi di chitosano e i loro gusci aiutano a far ricrescere le fibre nervose, il merluzzo contiene acido ialuronico e collagene, il pesce azzurro è ricco di omega 3, cioè di acidi grassi polinsaturi molto utili per prevenire e curare le malattie cardiovascolari e alcune malattie infiammatorie. E poi c'è il mondo delle alghe, ricche di vitamine, proteine, sali minerali e iodio, elemento fondamentale per lo sviluppo dell'organismo perché aiuta la produzione degli ormoni tiroidei. Per questo l'industria alimentare e medica stanno investendo sul mondo marino e su ciò che solitamente si butta via con il naso arricciato. Non solo in integratori o capsule da ingerire ma in medicamenti e usi diagnostici.

CONTRO LE USTIONI

In Islanda una piccola azienda biotech, la Kerecis, ha cominciato a utilizzare le pelli di merluzzo come bendaggi anti ustioni. È andata a recuperarle dai pescherecci del porto e le ha sottoposte a trattamenti specifici per sterilizzarle e trasformarle in bende elastiche e nutrienti in grado di disinfiammare e riparare più velocemente le cellule della pelle. Idem in Brasile, dove i ricercatori dell'università federale di Ceara stanno sperimentando la pelle della tilapia - un pesce povero, senza squame e che si cucina molto facilmente - nei reparti dei grandi ustionati con risultati promettenti.

Dal punto di vista squisitamente clinico, la pelle di tilapia non risulta più efficace delle creme tradizionali, dato che le tempistiche e i risultati della guarigione sono più o meno gli stessi. Ma rappresenta un passo avanti contro il dolore, evitando la somministrazione dei farmaci calmanti, ed è anche una scorciatoia rispetto alla tortura dei medicamenti e i dei lavaggi antibatterici. Grazie alla concentrazione di collagene riesce a minimizzare la perdita di liquidi e plasma, riducendo il rischio di infezione e accelerando il percorso di guarigione di un paio di giorni.

E infine, altro vantaggio da non sottovalutare, è il risparmio sanitario, sia sui prodotti medicali sia sul periodo di ricovero dei pazienti.

DIAGNOSI RAPIDE

Interessante anche una ricerca condotta in India. Il ricercatore Dipankar Mandal, del dipartimento di Fisica dell'università di Calcutta, ha utilizzato le squame di pesce, ricche di collagene, per far funzionare piccoli strumenti utili per diagnosticare patologie del sistema digerente: i dispositivi sarebbero ingeribili senza alcun rischio di intossicazione (le lamine, di materiale organico, catturerebbero energia dai movimenti dei pazienti, e ciò consentirebbe di superare il problema delle batterie). Mandala ritiene che dalle scaglie di pesce si arriverà anche a produrre nanogeneratori di elettricità impiantabili direttamente nei muscoli e soprattutto nel cuore, che è costituito in larga parte da collagene, e ciò dovrebbe ridurre i rischi di rigetto.

Strumenti piccolissimi in grado di raccogliere l'energia delle pulsazioni, convertendola in elettricità per alimentare i pacemaker. Ovviamente per ora si tratta solo di ricerche ma sono passi che aprono nuovi scenari che la scienza non ha affatto intenzione di trascurare.

FA BENE A TUTTO

Non c'è organo umano che non tragga beneficio dal pesce. Grazie agli Omega 3 riduciamo il rischio di malattie cardiovascolari. E nell'eterna diatriba carne contro pesce, il pesce mette a segno un punto essenziale: gli acidi grassi aiutano ad abbassare i livelli di colesterolo, infiammazione dei vasi sanguigni e coaguli causati dall'accumulo di quantità eccessive di grassi saturi «cattivi», come quelli che si trovano appunto nella carne.

Il pesce è anche ricco di selenio, un oligoelemento importante per il sistema immunitario. Da sempre ci sentiamo dire che mangiare pesce faccia diventare più intelligenti. In effetti c'è una correlazione tra il suo consumo e la materia grigia nell'ippocampo, l'area del cervello responsabile della memoria e della cognizione. È anche dimostrato che gli acidi grassi omega-3 favoriscano le connessioni tra le cellule nervose, migliorando le capacità di apprendimento.

Grazie alla vitamina A contenuta nel pesce, ci vediamo meglio: contribuisce a una migliore crescita dei nervi della retina, aiutando lo sviluppo della vista. La vitamina D invece aiuta a rafforzare le ossa.

Salmone, merluzzo, trota ed eglefino (più comunemente conosciuto come asinello) sono molto consigliati durante la gravidanza perché rappresentano una sorgente di proteine magre e adatte alla formazione del bambino, utili in particolare dal terzo trimestre, quando il cervello del bambino cresce più in fretta.

Anche la pelle trae benefici grazie alla vitamina B12, in grado di nutrire i tessuti e rendere la cute più liscia.

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