Salute

Tumore alla vescica, alcuni cibi riducono scientificamente il rischio

L'importante studio è stato condotto dall'Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano

Tumore alla vescica, alcuni cibi riducono scientificamente il rischio

Predilige gli uomini con un rapporto maschi/femmine di 3:1. Il tumore alla vescica rappresenta il 3-4% di tutte le neoplasie (tra le più diffuse vi sono quella al seno, al polmone, al colon-retto e alla prostata). Numerosi sono i fattori di rischio. Innanzitutto la possibilità di sviluppare questo tipo di cancro è due volte superiore nei fumatori, in particolar modo in chi consuma 10 o più sigarette al giorno. Sono esposti anche i lavoratori dell'industria tessile, dei coloranti, della gomma, del cuoio, minatori e parrucchieri, ovvero tutti coloro che entrano quotidianamente in contatto con i cosiddetti idrocarburi policiclici aromatici. Analogo discorso per le pazienti affette da cancro al collo dell'utero e sottoposte a radioterapia. Purtroppo non esistono sintomi specifici del tumore alla vescica. Le manifestazioni più ricorrenti sono:

- Ematuria, sangue nelle urine. Si riscontra agli esordi nell'80% dei casi. Il più delle volte l'emorragia è visibile ad occhio nudo e pertanto le urine presentano un colore rosso vivo o ruggine, spesso misto a coaguli;

- Pollachiuria, minzione frequente;

- Stranguria, minzione dolorosa;

- Tenesmo, sensazione di incompleto svuotamento della vescica;

- Minzione intermittente;

- Frequenti infezioni del tratto urinario;

- Dolore addominale o alla parte bassa della schiena.

In alcuni soggetti, tuttavia, la malattia può essere asintomatica fino a fasi molto avanzate. Una speranza sembra giungere da un'analisi effettuata dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT) che ha confermato quella che prima era soltanto un'ipotesi: un consumo elevato di cibi ricchi di flavonoidi riduce il rischio di tumore alla vescica. I flavonoidi sono sostanze antiossidanti in grado di modulare i processi biologici di una neoplasia, come la vascolarizzazione e la proliferazione delle cellule. Alla base della ricerca un questionario di frequenza alimentare a cui sono stati sottoposti gli individui coinvolti. Gli specialisti hanno così stimato l'assunzione delle sei classi più comuni di flavonoidi. Dai risultati è emersa una riduzione significativa del rischio di sviluppare la patologia del 44% nei soggetti che arricchivano la dieta con isoflavoni e del 36% nelle persone che consumavano frequentemente flavoni. I primi sono contenuti in latte e zuppe a base di lenticchie, soia, ceci e fagioli.

I secondi, invece, sono presenti in bietole, spinaci, vino rosso e tè.

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