Salute

Una vibrazione può aiutare a dimagrire

Secondo un gruppo di ricercatori americani la stimolazione magnetica al cervello potrebbe aiutare le persone obese a diminuire le calorie ingerite

Una vibrazione può aiutare a dimagrire

Una seria dieta accompagnata da una robusta dose di attività fisica? Per dimagrire potrebbe non bastare. Dagli Stati Uniti, intanto, arriva una nuova idea. Si tratta di una stimolazione al cervello, non invasiva e indolore, con una sonda appoggiata sulla testa: secondo i ricercatori del Phoenix epidemiology and clinical research branch (parte della sanità pubblica Usa) può servire a dimagrire, diminuendo le calorie ingerite dai pazienti obesi. Lo studio, reso noto sulla rivista Obesity, è la prima parte di una ricerca pilota più ampia condotta utilizzando una forma di "stimolazione magnetica transcranica", un trattamento ritenuto non invasivo che negli Stati Uniti è già stato approvato per curare forme di depressione resistenti ai farmaci.

Già da diversi anni la stimolazione magnetica transcranica viene adoperata e sperimentata da diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo. Ma in cosa consiste di preciso? Si applica, dall'esterno, un campo magnetico indirizzato al cervello, precisamente a una parte precisa della corteccia cerebrale. Il campo magnetico applicato va a modificare la normale attività della zona neurale bersaglio.

Su nove pazienti obesi presi in esame nella ricerca, gli esperti hanno sottoposto 5 dei pazienti a stimolazione trascranica, gli altri 4 a una finta stimolazione, il classico placebo. I ricercatori hanno chiesto loro di mangiare ad libitum utilizzando un distributore automatico di snack. Coloro che erano stati trattati con la stimolazione magnetica, hanno ingerito, in media, 700 calorie in meno. Secondo i ricercatori questo dimostrebbe che la stimolazione in quel preciso punto del cervello induce a consumare meno cibo.

Gli studiosi tengono a precisare che lo studio è ancora in fase preliminare, anche promettente.

I ricercatori hanno intenzione di ripeterlo su un maggior gruppo di pazienti e verificare se i risultati sono ancora incoraggianti o meno.

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