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Salvò Elu, ora soffre in silenzio "Non possiamo farla morire"

Il professor Massei soccorse la ragazza dopo lo schianto in auto Al padre disse: "Non ci chieda di staccare tutto, sarebbe omicidio"

Lecco «Se si ragiona come il papà di Eluana, sembra che il mondo debba essere solo delle persone belle, sane, vincenti e perfette. Ma l’ospedale è la prova che non è così. Non si possono scartare il dolore e la sofferenza, bisogna accettarle. Il mondo è di tutti e la vita ti mette davanti a un sacco di prove. Non si può chiedere a un medico di lasciar morire la propria figlia, perché un medico ha sempre il dovere di curare il malato, non di ucciderlo».
Diciassette anni dopo il professor Riccardo Massei non ha cambiato idea. Ragionava così quando Beppino Englaro iniziava la sua battaglia per far morire la figlia e di fronte aveva lui, il rianimatore che aveva tentato di ridare la vita a Eluana, ma era riuscito solo a non farla morire. Era un uomo distrutto da quello che gli era capitato, Englaro, che chiedeva ai medici di rispettare la volontà della figlia. Era un padre che voleva solo una sola cosa, che i rianimatori spegnessero il cervello di Eluana per sempre, e non lasciassero il lavoro a metà. «È accanimento terapeutico diceva». E Massei rispondeva: «Eluana non è attaccata a nessuna macchina. Respira da sola. È in stato vegetativo permanente, ma non è morta. E io non potevo prevedere come sarebbe finita, ma il mio compito era salvarla. Se proprio la vuole far morire la porti a casa e le metta un cuscino sulla faccia. Non può chiedere a noi medici di fare una cosa del genere. Sarebbe un omicidio».
Englaro impazziva sentendo queste spiegazioni. Si prosciugava spiegando che tutto doveva essere fatto «alla luce del sole, secondo i termini della legge». Dopo diciassette anni di dibattiti, di discussioni, di sentenze, di cori favorevoli e contrari e di polemiche, Massei ha imparato a conoscere Englaro, ma non ha cambiato idea. Fu lui, questo medico pieno di ricci bianchi con la passione delle partite a calcio con i colleghi, il primo a soccorrere la ragazza che ora esiste solo nelle foto. Fu il primo a spiegare ai genitori cosa stava succedendo, il primo che tentò di dare altri anni di vita a una giovane il cui cervello si era spento a venti per un incidente stradale.
Massei è primario della Rianimazione dell’ospedale di Lecco. Sapeva chi era Eluana prima che tutto il mondo ne parlasse. «Ora suo padre sarà contento», dice, ma è una fatica per lui. Perché ora ha imparato a parlare rispettando il dolore di Englaro. Il rispetto, però, non vuol dire pensarla allo stesso modo. «Lui non ha mai accettato questa situazione, ma io resto per la vita, per Dio, per le cure», dice Massei quando non viene assalito da un esercito di giornalisti, e allora preferisce staccare il cellulare. Perché è uno che preferisce lavorare che passare la giornata a rilasciare interviste.
«Eluana è stata portata a Udine? Bene. Ora finalmente il papà sarà contento», ha commentato quando gli hanno dato la notizia. Nessun dubbio sul fatto che alla clinica La Quiete Eluana avrebbe trovato il meglio nell’équipe di medici esperti in cure palliative, medici e volontari. Tanti sul fatto che questa storia debba fare letteratura. «Englaro si è lamentato subito e quindi a Eluana è stata trovata una sistemazione alla casa di cura di Lecco - diceva nei primi anni -. Per noi era già una fortuna perché questi malati, dopo un po’ di tempo in questo stato, vengono dimessi dagli ospedali. Di solito i genitori devono accudirli e tenerli in casa, provvedere a loro. Invece in questo caso Eluana ha il massimo delle cure e dell’assistenza grazie alle suore. Ma a suo padre non basta. Non può anche chiederci di ucciderla».
Non era la battaglia tra un medico e un padre. Era una battaglia di principi. Tra chi crede alla vita comunque e cerca di dare un senso al dolore e alla sofferenza e chi invece vive come una tortura un destino nel limbo della non vita. «Englaro ha sempre voluto far tutto in maniera trasparente e cristallina - ha sempre riconosciuto il primario -. Per questo merita rispetto. Ma il fatto che io lo stimi e rispetti il suo pensiero non significa che io sia d’accordo sul fatto che sia giusto sospendere l’idratazione e la nutrizione a Eluana». Il dolore si comprende. Il modo per cercare di farlo cessare no, anche perché, secondo il primario, il fatto di perdere una figlia non lenirebbe comunque la sofferenza che Englaro ha passato in questi anni.
E infatti il medico ha dichiarato al quotidiano locale La Provincia di Lecco: «Certo, da un lato questo trasferimento della loro figlia a Udine rappresenta per Beppino e sua moglie Saturna una liberazione, dall’altro però sono convinto, oltre ogni ragionevole dubbio, che per loro questo momento rappresenta una sofferenza enorme».

Perciò Massei rispetta il padre, ma non cambia idea sulla scelta che ha fatto.

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