Roma

Salviamo il Visconti dalla bulimia della politica

Una decina d’anni fa un settimanale pubblicò una inchiesta dal titolo: «La città proibita, a Roma come nella capitale del Celeste Impero». Già allora nel mirino era la bulimia da cemento con la quale Senato, Camera e ministeri si espandevano nel centro per far spazio ai mandarini della politica. E anche due storici alberghi divennero comode sale per riunioni, manifestazioni: un’ennesima forma di finanziamento pubblico della politica.
A suscitare allarme, e insieme scandalo, è l’ultimo caso, quello di un antico palazzo del ’500, opera di Bartolomeo Ammannati, dal lontano 1870 e cioè dal ritorno di Roma all’Italia adibito a sede di uno fra i superstiti licei di eccellenza della capitale, il Visconti. A provocare prima ancora che scandalo indignazione è che a tentare appropriazione sia questa volta il ministero per i Beni Culturali che, da lupo messo a guardia del gregge, ha nei suoi progetti l’allargamento della propria sede, fin qui limitata a un’ala del grande edificio, quella che si estende nella vecchia sede della Biblioteca Nazionale agli spazi del vecchio liceo. Del progetto, improvvido quanti altri mai, il nostro giornale ha già parlato l’11 maggio. Resta da dire che il progetto è in stato di avanzata realizzazione, visto che i lavori sono in programma già a giugno, con l’inizio delle vacanze estive. E il progetto prevede oltre a una restrizione dell’attività didattica, anche interventi vandalici sull’architettura rinascimentale del palazzo. Su questi si sono già espressi negativamente Italia Nostra, e altri organismi culturali. Il progetto ha ovviamente provocato la reazione negativa, e l’opposizione degli studenti, dei loro genitori riuniti in assemblee nelle quali sono state espresse gravi preoccupazioni sul futuro del prestigioso liceo. Altre preoccupazioni sono venute dal corpo insegnante, e dal preside Rosario Salomone giacché si teme che gli appetiti del ministero non si fermeranno ai progetti fin qui resi noti.
In ogni caso, questi sono tutt’altro che rassicuranti. Si parla di sventramenti di aule e di cortili per l’apertura di passaggi interni onde rendere accessibili gli uffici del ministero, siti nell’ala nord del palazzo, dalla Piazza del Collegio Romano. In effetti, la vera ragione di tanti turbamenti è nell’ambizione di aprire un ingresso sulla piazza utilizzando a tal fine un portone cieco, appena accennato nella forma, che fin qui figura come tale e sul quale è nata una disputa tutt’altro che oziosa. Si sostiene da parte degli oppositori del progetto che questa porta finta, mirabile come disegno, venne concepita per assicurare un disegno più armonico della facciata, si sostiene dall’altra parte che la chiusura fu successiva. Sta di fatto che l’apertura di un nuovo ingresso nella piazza, che dista da quello principale del liceo una ventina di metri, avrebbe un effetto deleterio raccogliendo in uno spazio limitato un traffico raddoppiato, prospiciente a un altro splendido palazzo, il Doria Pamphili , e alla sede centrale della polizia. E tutto per assicurare un accesso alle auto blu ministeriali.
Insomma, un mezzo disastro in una zona centrale, e fra le più belle di Roma, fra la piazza Sant’Ignazio e il Collegio Romano. È un’impresa dissennata che ha già gli occhi della città addosso, e tanto più li avrà quando cominceranno i lavori e alla ripresa dell’anno scolastico. Sul punto non può farsi illusioni il ministro Rutelli, sul quale piovono già accuse di prepotenza imbarazzanti per chi si occupi di tutela dei beni artistici.

E non possono illudersi di non sapere e di non vedere il collega alla scuola Fioroni, né il sindaco «buono» Veltroni, che fa finta di non sapere, poiché troppo vistosi sono l’abuso che si vuole commettere e il danno.

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