Stile

San Michele Appiano va in bianco

I n questi giorni la bella stagione sembra lontana ma in realtà è molto vicina. Da un giorno all'altro esploderà. E bisognerà farsi trovare pronti anche da un punto di vista enologico.

È il momento dei vini bianchi, dunque (che noi in verità non disdegniamo neppure d'inverno). E tra le prime suggestioni ci sono quelle provenienti dall'Alto Adige, terra vocatissima per il lato bianco del vino. In particolare questa settimana parliamo delle etichette di San Michele Appiano, cantina cooperativa tra le più rappresentative di un territorio magico, che vive del lavoro di circa 340 famiglie di viticoltori-soci.

Durante lo scorso Vinitaly abbiamo avuto la fortuna di incontrare Hans Terzer, l'enologo della cantina, e di assaggiare con lui alcune chicche; il grandioso Sauvignon 2015 che rappresenta il primo «pezzo» della «Wine Collection», una selezione di vini a produzione limitatissima che nel corso degli anni diventeranno una galleria di capolavori; e l'Appius, cuvée elegantissima (anche nella veste) che nell'edizione 2014 è composta da un 65 per cento di Chardonnay, un 15 di Pinot Grigio, un 12 di Sauvignon e un 8 di Pinot Bianco da vigne che hanno dai 25 ai 40 anni.

Poi siamo scesi sulla terra e ci siamo dedicati a etichette sempre notevoli ma più accessibili, quelle che siamo a modestamente suggerirvi: dalla linea Sanct Valentin peschiamo un Pinot Grigio 2017 dalla silhouette snella e magnificamente scolpita, a cui il legno dà corpo e pienezza ma senza perdere in freschezza e nerbo. Poi un Sauvignon 2018 assai seducente, con promesse di grande resistenza al tempo. E uno Chardonnay 2017 straordinariamente equilibrato e composto, pur se con lampi di esuberanza. Dalla linea selezione ecco invece il Riesling Montiggl 2018, piacevolmente fruttato e con quella verticalità tipica del vitigno del momento.

E ancora il Pinot Biancho Schulthauser 2018, cremoso e suadente.

Commenti