Cultura e Spettacoli

Sara, la sublime quotidianità dell’amore

Una ragazza in coma e un innamorato che non si arrende nella struggente vicenda raccontata da Cristiano Gatti

Dopo cinque anni di felicità, Pietro, giovane docente universitario, si trova ad affrontare un’esperienza drammatica destinata a cambiargli la vita. Sara, la fidanzata con la quale convive, studentessa prossima alla laurea con un’impegnativa tesi su Victor Hugo, è in coma per un assurdo incidente. Sofferente d’asma, la ragazza ha la cattiva abitudine (quasi una sfida spavalda alla malattia) di dimenticare lo spray salvavita ma quando un accesso più forte degli altri la coglie per strada sarà soccorsa troppo tardi e arriverà all’ospedale in condizioni già disperate.
I medici consiglieranno a Pietro di tentare di risvegliarla con una terapia che in qualche caso ha successo: parlare alla malata in coma, farle ascoltare musica, stimolare la sua mente con argomenti che possano attirare la sua attenzione dall’incoscienza nella quale è caduta. Non è altro che un tentativo ma Pietro spera di salvare la sua donna e, seduto al suo capezzale, decide di impiegare le ore da trascorrere con lei ricordandole i giorni del loro amore.
Comincia così la vicenda umanissima e struggente che Cristiano Gatti (ispiratosi inizialmente a un fatto realmente accaduto) racconta senza mai indulgere al sentimentalismo: L’amore sublime (Prima Pagina edizioni, pagg. 160, euro 15), quattordici capitoli in crescendo d’intensità (tanti sono i giorni di vita di Sara) in ciascuno dei quali il protagonista ripercorre la sua storia di ideali condivisi, d’intesa perfetta, di quotidianità appagante. Ne risulta una vera e propria meditazione sull’amore, quello raro e vero che - come argomenta Cristiano Gatti - «non è solo mazzi di fiori e cene a lume di candela», non è passione sopra le righe, ossessività, gelosia, ma consapevole normalità che può includere a volte momentanei dissapori.
In questo elogio della normalità che non è mai rassegnata abitudine, nella convinzione che il sentimento autentico debba essere in armonia con la ragione, c’è un chiaro richiamo all’Illuminismo, filosofia prediletta dal giovane docente e forse dall’autore stesso del libro. Con la speranza di risvegliare la fidanzata, il protagonista le ricorda gli autori più amati, i libri che hanno letto e qualche volta usato come argomento di gioco intellettuale: Le affinità elettive, I Viceré, Guerra e Pace, Il deserto dei Tartari, Candide.
«La cultura è un lungo viaggio alla scoperta della propria ignoranza», insiste il giovane citando Voltaire ma niente scuote il torpore della ragazza, nemmeno il «suo» Chopin. nemmeno il ricordo del bel viaggio in Abruzzo, a Scanno, dai genitori di lei, o della gita a Gradara dove il richiamo dotto a Paolo e Francesca si è allegramente sposato con il richiamo goloso della buona cucina.
Non ti lascerò mai più sola, promette Pietro ormai allo stremo delle forze, ma Sara si allontana sempre di più mentre si prospetta una nuova minaccia: all’ospedale c’è bisogno di letti e, triste realtà nota a tutti, non c’è posto per i lungodegenti.

Sarà la ragazza stessa, generosa senza saperlo, a sollevare l’amato dalla triste incombenza di sistemarla altrove, ma dove? E a quale prezzo? Cesserà di vivere al momento giusto e Pietro nel suo estremo dolore, avrà la confortante certezza che la sua sofferenza, tanto grande da rasentare il sublime, conserverà eterno il suo amore.

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